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A Fior d’Albenga agricoltura e turismo vanno a braccetto…

Quando la prima, causa allerta meteo, non è “buona”, si spera nella seconda…E allora si può dire che i due talk show organizzati sabato 23 e domenica 24, nell’ambito di Fior d’Albenga, nella grande aiuola dedicata al Piccolo Principe, in piazza San Michele sono andati molto bene, soprattutto per la qualità degli interventi.

Il primo, sabato 23, ha visto protagonisti Alessandra Zunino, presidente degli albergatori ingauni e vicepresidente provinciale dell’Upa, Aimone Vio, viticoltore, imprenditore agricolo e turistico, Roberto Pirino, delegato per il Ponente dell’Accademia italiana della cucina e componente della Commissione De.Co. del Comune di Albenga, Daniele Basso, il custode dell’Isola Gallinara e, a sorpresa (ma nemmeno tanto), Giuseppe Rossi, storico preside dell’Agrario di Albenga e presidente di Fior d’Albenga. A condurre Stefano Pezzini (lo so, è lo stesso nome di chi scrive e, quindi, di parte, ma che ci volete fare…). Si è parlato, ovviamente, del rapporto tra turismo e agricoltura ad Albenga. Alessandra Zunino si è detta convinta che il binomio sia la chiave del futuro economico e sociale della Piana: “La parola d’ordine deve essere ‘autenticità’, nei prodotti agricoli, vere eccellenze, nello stile di vita, nel patrimonio storico e artistico. Albenga e gli albenganesi devono mostrare l’orgoglio dell’appartenenza e puntare sulla loro unicità e autenticità. Penso a chi si lamenta che gli asparagi sono troppo cari e non capisce che dietro ad un prodotto unico c’è storia e fatica che debbono essere non solo retribuite il giusto, ma anche valorizzate. Albenga turistica e agricola potrebbe diventare una ‘vegan zone’, oltre ad una capitale del ben-essere”. Sulla stessa linea Aimone Vio: “Pigato, vermentino, rossese, granaccia e tutti i nostri vini sono diventati ambasciatori dell’agricoltura e del buon vivere. Un percorso cominciato molti anni fa per far crescere la qualità, e che oggi sta dando ottimi risultati. Si può fare di più? Certo, dobbiamo aprire le nostre cantine per intercettare l’enoturismo, ma stiamo camminando su questa strada”.

Roberto Pirino ha sottolineato l’importanza delle eccellenze agricole: “Abbiamo i quattro di Albenga, asparago violetto, carciofo spinoso, pomodoro cuore di bue e zucchina trombetta, ma abbiamo dimenticato prodotti come porro, carote, fagiolini bobis, scorzonera e via dicendo. Stiamo concedendo le De.Co., primo riconoscimento per la valorizzazione dei prodotti, proprio per favorire l’orgoglio di essere ingauni e favorire il turismo enogastronomico, un settore in forte crescita a livello internazionale”. Giuseppe Rossi, dall’alto della sua esperienza scolastica, è ottimista: “In questi anni la scuola ha fatto la sua parte, abbiamo formato centinaia di giovani che sono tornati alla campagna non da contadini, ma da imprenditori agricoli. Oggi, rispetto a trent’anni fa, la campagna è orgoglio e i giovani stanno tornando a questa attività”.

Ultimo, ma non ultimo, Daniele Basso che ha raccontato l’Isola Gallinara, non ancora visitabile, ma certamente grande opportunità turistica.

Anche il talk show di domenica 24 ha messo in relazione agricoltura, storia e turismo. Ospiti Andrea Della Valle, imprenditore turistico, Alberto Passino, vicesindaco di Albenga con delega al Turismo, Pietro Balestra, sindaco di Villanova d’Albenga che ha raccontato le violette di Villanova d’Albenga e Franco Stalla, floricoltore che ha valorizzato e rilanciato la lavanda, che per i liguri si usa “a tavola e negli armadi”.

Per Andrea Della Valle Albenga, ideatore del marchio Costa Gallinara, che coinvolge diversi imprenditori che hanno le strutture, tra Albenga e Alassio, di fronte all’isola, “Albenga ha le carte in regola per un turismo di qualità, a cominciare dalle spiagge. Non dobbiamo avere paura della Bolkestein, dobbiamo vederla come una opportunità per sviluppare le aziende balneari e dotarle di maggiori servizi, dobbiamo puntare sulla bellezza del nostro territorio. La mia azienda, ad esempio, confina con la via Julia Augusta, una passeggiata bellissima tra storia e natura. Spesso, però, chi la percorre non sa che deve portarsi dell’acqua. Realizzare delle fontanelle, un servizio a basso costo, la renderebbe più fruibile. Ci vogliono idee e voglia di realizzarle per rendere questo territorio maggiormente attrattivo per un turismo qualificato”.

Alberto Passino ha assicurato l’interesse del Comune: “In questi anni ci siamo impegnati molto per diventare attrattivi per chi pratica sport all’aperto, per il turismo enogastronomico e per quello culturale. La strada non è semplici, ma gli obiettivi sono chiari e, soprattutto, siamo convinti che si debba lavorare in armonia con i comuni confinanti. Gli anni dei campanili, per fortuna, sono alle spalle”.

Pietro Balestra ha raccontato la storia delle violette a Villanova d’Albenga: “Il secolo delle violette comincia alla fine dell’800 quando a Villanova sono tornati alcuni emigranti in Francia. Sono tornati con le semenze delle violette che, nel nostro territorio, hanno trovato una casa ospitale. I mazzetti di violette andavano in Austria e in vari paesi del Nord e dell’Est Europa mentre, a raccolta conclusa, le foglie erano destinate a Grasse per diventare essenza da utilizzare per i profumi. In stagione, sio alla fine degli Anni ‘70, Villanova odorava di violette, ma le nostre madri che le raccoglievano e le lavoravano, avevano le schiene spezzate dalla fatica. Per ricordare quel periodo abbiamo voluto una statua che celebrasse quelle donne”.

Infine Franco Stalla che, da Pontelungo (dove ha creato un giardino botanico ricco di varietà di lavande e non solo), sta riportando la coltivazione della lavanda in Liguria: “La nostra lavanda, rispetto a quelle coltivate in Francia e in altri paesi, è migliore, sia per la resa di oli essenziali, sia per la qualità. Il suo prezzo è maggiore della concorrenza, ma riusciamo a venderla lo stesso proprio per le sue proprietà. Le lavande che coltiviamo sono versatili, servono nell’industria della cosmesi, dei profumi, anche in cucina. Certo, i nostri appezzamenti non possono competere con quelli della Provenza, ma i colori della fioritura sono impagabili, possono diventare attrazione turistica”.

Sabato 29 terzo ed ultimo talk, alle 16, sempre in piazza San Michele, dove si parlerà di fiori da mangiare, con Claudio Porchia e Silvia Parodi, e Sale della Liguria, con Franco Laureri, Renato Grasso e Carla Simondo. Il programma dettagliato lo pubblicheremo venerdì.

 

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Stefano Pezzini
Vecchio cronista alla Stampa, mai saggio...