Sino all’8 marzo nelle suggestive sale di Palazzo Stella a Genova si svolge la mostra personale “Dualità” di Stefania Palumbo a cura di Andrea Rossetti. La mostra resta aperta fino all’8 marzo dalle 15 alle 19 dal martedì al sabato.
C’è la consapevolezza di stringere legami solidi su solide basi fisiche, una scelta che si ripercuote inequivocabilmente nella materia per Stefania Palumbo, scultrice pugliese trapiantata in quel di Carrara, area nazionale dove il marmo sta alla scultura praticamente come una condizio sine qua non. Bianchissimi blocchi, variabili sottoinsiemi “contenitori” di una ricerca artistica che per Stefania Palumbo è una sfida lodevole, e non tanto contro la materia quanto con sé stessa, o meglio detto col “valore metafisico” che Stefania – nella sua posizione privilegiata di artista plastica – da quella massa inerte può incrociare. Un valore che, a differenza della forma per Michelangelo, non è affatto intrinseco.
Ma c’è Buonarroti anche qui dove pare un alieno, in una statuaria prettamente d’astrazione che s’impone d’emanciparne il pensiero, il suo “spogliare l’immagine in un blocco di marmo”. C’è che s’è parlato di valore metafisico della scultura, e che questo pensiero nell’opera della Palumbo concorda proprio con la creazione intenzionale di un bilanciamento unitario ed equilibrato tra differenti polarità, contando sulla materia. E prescindendo dalla materia stessa, ché se la scultura resta legata alla tipicità della sua dimensione oggettuale sarà compito della Palumbo indirizzarla a modo verso nuove vie d’uscita.
Dualità è unione non scontata, legame a volte necessario a definire l’esistenza, il vizio di un’estetica oltre l’estetica, riallacciandosi alla tradizione scultorea mentre se ne stanno rinnovando i principi dall’interno verso l’esterno. «Dualità, intesa come la natura di ciò che è composto da due parti, elementi o principi che sono in armonia o disaccordo tra loro. Ho pensato a questo titolo perché queste sono le tematiche che ispirano il mio lavoro: l’essenza e l’apparenza, l’eterno e l’effimero, la geometria e la certezza, la spontaneità ed il caso, il femminile ed il maschile», così la Palumbo introduce questa sua nuova personale.
Vecchio cronista alla Stampa, mai saggio…