C’era un tempo, nemmeno troppi decenni or sono, che Villanova d’Albenga era famosa per la coltivazione di violette, esportate in mezza Europa. C’era un altro fiore, però, altrettanto pregiato e ricercato: la peonia. Un fiore bellissimo, difficile da coltivare e da lavorare, ricercatissimo. Una produzione andata perdendosi nel corso degli anni, troppa fatica, troppi sacrifici, troppi rischi. Per fortuna c’è ancora chi, con tenacia e passione, continua a coltivare le peonie, tra di loro Cesare Barbera, un tempo buon giocatore di pallapugno, imprenditore agrituristico a Villanova d’Albenga (è il patron, con la famiglia, delle Collinette), che ha accettato di raccontare ai lettori di Liguria e Dintorni questo splendido fiore.
“Il fiore più bello, la peonia!”: era una frase tipica di mia nonna ed effettivamente non le posso dar torto, perché da un bocciolo di dimensioni ridotte (leggermente meno di una moneta da 2 euro), si arriva ad una apertura imponente, spumosa, morbida che può avere diverse sfumature pastello, a seconda della tipologia scelta. Ecco perché questa coltivazione ha conquistato moltissimi contadini della piana dell’Arroscia negli anni ‘80 e ‘90. I bulbi conviene acquistarli in Olanda, dove avviene la produzione, per abbassare gli elevati costi del singolo bulbo. Anche così, però, il costo è di sicuro importante, almeno per le varietà con una certa produttività. La vera “fregatura”, che scoraggia molti, è l’attesa…Solo dal terzo anno di impianto, infatti, si comincia ad avere una certa redditività e a rientrare nelle spese sostenute. Il primo anno qualche fiore esce, ma qualitativamente è molto scarso, diciamo che serve come cartina di tornasole per verificare se la qualità piantata è effettivamente quella voluta. A mio papà è capitato di acquistare bulbi da un rivenditore della zona e avere una qualità semplice invece che una peonia doppia, tanto per fare un esempio. Il secondo anno emergono i primi vigorosi boccioli, ma è sempre meglio non raccoglierli perché lasciandoli fiorire sulla pianta si favorisce la crescita del bulbo.
In Valle Arroscia c’è il clima perfetto per queste piante: un terreno importante che mantiene l’umidità e inverni freddi, importantissimi per lo sviluppo del bulbo. Esistono moltissime varietà di peonie, dalle semplici alle doppie. E’ meglio investire sulle doppie per poter ottenere maggiori profitti durante la vendita. Ultimamente, poi, è molto più conveniente anticipare la raccolta, scegliendo qualità pre estive, ma in questo caso i costi dei bulbi salgono vertiginosamente. Ormai è inutile investire sui noti cavalli di battaglia, decisamente inflazionati. Per vendere meglio è preferibile orientarsi su qualità precoci, anche se più costose. E qui si presenta un altro problema: il terreno. Per certe qualità, infatti, i terreni pesanti non vanno più bene. Un vero rebus, ve l’assicuro, ma con molta esperienza, pazienza e lavoro, sono riuscito a capire un po’ cosa e dove è meglio piantare le varie qualità. La regina di tutte le peonie è di sicuro la Sarah Bernhardt, con il suo colore rosa, la sua robustezza e generosità nel produrre steli. A seguire la Duchesse de Morny, un bianco puro davvero bello, ricercatissimo per i matrimoni. Un’altra peonia molto comune è la Coral nelle sue varie qualità, con i suoi colori accesi e la precocità di produzione. Personalmente coltivo moltissima Alertie (Noemì de mer), molto precoce, con steli non eccessivamente vigorosi; Caterina, elegante peonia di media precocità, con il suo colore rosa tenue; Madame, probabilmente sostituirà la Duchesse, è la sua evoluzione, anche se la duchesse la preferisco per la sua qualità e generosità; la Diana Parks, la mia preferita, con il suo colore rosso intenso, la sua eleganza e morbidezza, la rende romantica e raffinata; Julies, con il suo lilla caratteristico, molto veloce nella sua produzione, necessita di 2 tagli al giorno per non far scappare i boccioli; Sunny Girl, una novità, ne ho acquistato solo 500 per l’elevato prezzo, però mi ha colpito il suo colore giallo pastello e la sua precocità: nonostante sia una doppia…arriva prima di tutte. Però è solo il secondo anno di produzione e ne ho raccolto solo 200, così, per testare il mercato e per far vedere il suo dolce colore. Il prossimo anno si comincerà a raccogliere almeno 2 /3 peonie per bulbo e dal quarto anno la produzione dovrebbe essere al suo massimo potenziale, come tutte le altre varietà.
Purtroppo la stagione di raccolta delle peonie è molto breve. Comincio al 23/24 aprile e finisco il 20 maggio, un mese dove non c’è vita, perché la raccolta è giornaliera e costante, non si possono far maturare troppo i boccioli, si devono muovere in apertura i due petali più esterni. Ci vuole occhio ed esperienza per non farsi scappare una terra di peonie, la raccolta è molto, molto particolare. Poi a fine maggio tutto finisce. Le foglie rimaste, piano piano, in estate seccheranno fino al taglio definitivo con decespugliatore a fine settembre…poi a fine febbraio spunteranno timidamente le nuove rosse gemme dal terreno. Pian piano arriveranno le prime foglie e poi le piante. Vista così sembra abbastanza semplice…in realtà l’erba sarà la prima nemica, da estirpare almeno 4/5 volte l’anno. Non si possono dare diserbanti in presenza delle piante, per cui c’è bisogno di tanto olio di gomito e pazienza. E ancora è necessario controllare accuratamente il ph del terreno, in modo da favorire il più possibile l’assorbimento di tutti i concimi che in autunno e primavera verranno dati. Le piante, inoltre, sono sensibili alla botrytis, che può rovinare il raccolto, e a molti altri parassiti che possono intaccare sensibilmente la qualità del prodotto e il relativo prezzo di vendita. Per me la raccolta è un momento speciale, perché mi ricorda il momento in cui si riuniva l’intera famiglia. Era un momento di festa, nonostante il duro lavoro, dove c’era il contatto vigoroso con i nonni, che con abilità e sicurezza si destreggiavano nel fare i mazzi. Con mia moglie abbiamo cercato di ricreare le stesse condizioni con i nostri 3 figli. A turno ci vengono a dare una mano e ognuno di loro dà il suo massimo perché si riesca a concludere la raccolta e lo stoccaggio di questi fiori. Anche per loro, come per noi, ora è diventata una tradizione.”
Cesare Barbera
Vecchio cronista alla Stampa, mai saggio…