La grotta della Bàsura, nota sin dal secolo scorso per le esplorazioni dello studioso don Nicolò Morelli Canonico di Pietra Ligure, è sicuramente la più spettacolare. Nel 1950, alcune persone di Toirano appassionate di speleologia scoprirono una serie di sale interne che seguono un percorso di circa 450 metri, meravigliose per la ricchezza e la varietà di concrezioni naturali. Nella grotta trovò rifugio per millenni l’orso delle caverne (Ursus spelaeus), che vi si recava per trascorrervi il letargo; la sua presenza è attestata da un gran numero di resti ossei, da impronte di zampe sul suolo e dalle tracce di unghiate sulle pareti. Di particolare interesse sono le testimonianze riferibili all’uomo preistorico, recentemente datate a circa 12.000-12.500 anni fa; si tratta di impronte di piedi, mani e ginocchia e, nella “sala dei misteri”, di numerose palline d’argilla attaccate alla parete contro la quale furono scagliate, probabilmente con significato rituale. Queste tracce sono riferibili a uomini del Paleolitico superiore, cacciatori-raccoglitori che frequentavano la regione e utilizzavano questa grotta non come abitazione ma probabilmente per scopi rituali. Nel 1960 gli scopritori abbatterono l’ultimo diaframma calcareo e scoprirono la sala terminale della Grotta della Bàsura. Da qui il percorso prosegue scavato in una grandiosa colata di alabastro, all’interno di imponenti ambienti ricchi di concrezioni mammellonari (“antro di Cibele”).
Oggi è possibile accedere a questi ambienti dal fondo della grotta della Bàsura attraverso un traforo artificiale lungo 120 metri. Così la grotta di Santa Lucia Inferiore costituisce l’uscita del percorso turistico che conduce all’aperto sull’altro lato della montagna.
L’ingresso della grotta di Santa Lucia Superiore si trova pochi metri più in alto di Santa Lucia Inferiore. Nota sin dal Medioevo, ospita nella parte anteriore un Santuario risalente ai secoli XV e XVI. Dietro l’altare, la cavità si estende con un corridoio rettilineo lungo circa 240 metri, sulle cui pareti vi sono numerose iscrizioni lasciate dai pellegrini fin dai primi secoli di vita del Santuario. Scavi archeologici effettuati intorno al 1960 nella zona retrostante l’altare, a circa 40 metri dall’ingresso, hanno restituito attrezzi in pietra attribuiti alla cultura musteriana e realizzati da uomini di Neandertal durante l’ultimo periodo glaciale, tra circa 80.000 e 40.000 anni fa. Recenti studi lasciano supporre che gli strati più profondi messi in luce possano essere ancora più antichi, fino a 200-250.000 anni fa. In questo caso il primo frequentatore della Grotta sarebbe stato l’Homo sapiensarcaico, detto anche Homo heidelbergensis.
Vecchio cronista alla Stampa, mai saggio…