In fondo a destra, spettacolo teatrale scritto e diretto da Bebo Storti va in scena venerdì 9 marzo alle 20.45, sabato 10 alle 19 e domenica 11 alle 17.30 al Teatro dei Cattivi Maestri, secondo piano delle Officine Solimano in via dei Carpentieri 1 in Darsena a Savona. Con Bebo Storti. E con Nicola Calcagno alla chitarra, Gabriele Catalano, Alessandro Galli, Francesca Giacardi, Maria Teresa Giachetta, Jacopo Marchisio. Disegni Alex Raso. Consulenza linguistica e traduzioni Luisa Ardigò. Consulenza musicale Fernando Vettore. Costumi Francesca Bombace. Consulenza Carola Serradimigni. Tecnica Gianluca Nasuti. Una produzione del Teatro dei Cattivi Maestri.
PRESENTAZIONE
Ci sono tante ragioni per essere preoccupati, oggi come in ogni epoca; e si sente spesso dire che temere il ritorno del fascismo, dell’ideologia se non addi rittura del regime, in fondo è stupido fascismo e nazismo sono finiti, la Storia li ha condannati, i veri problemi sono altri. Ci piacerebbe poter essere d’accordo. Ma non siamo d’accordo. Non siamo d’accordo quando formazioni apertamente nostalgiche sono accreditate di possibili, buoni riscontri elettorali; quando si spara agli migranti per strada; quando l’insulto, la violenza, l’invito al rifiuto dell’altro entrano a far parte senza troppo scandalo del confronto politico e del discorso pubblico. Per questo è nato In fondo a destra: uno spettacolo non solo antifascista, ma democratico, perché dà la parola a quegli stessi rigurgiti che condanna, mostrandone così lo squallore, l’ignoranza, l’insensatezza. Uno spettacolo sicuramente orgoglioso delle proprie posizioni, fondato sull’idea che la memoria non sia una opzione, ma un obbligo senza il quale le vite sacrificate per mano di quei fascisti e nazisti vengano rese vane. Noi condanniamo quel passato, cercando di mettere le persone perbene di fronte a personaggi mostruosi ma purtroppo non inverosimili, anzi atrocemente umani: famiglie snaturate, demagoghi urlanti, avvelenatori del pensiero.
Bebo Storti, autore, regista e interprete, alla terza collaborazione con i Cattivi Maestri, ha costruito uno spettacolo agile, fondato sulla forza della parola e la nettezza dell’immagine. Disposto come una cavea di teatro greco, il palcoscenico accoglie le ambizioni politiche del fosco giornalista Gunter, l’arrampicata sociale di Zi atod, l’apparente rozzezza del picchiatore Wurt, la desolata disperazione di Mammuti e la gratuita tragedia di Toesgard. C’è anche Gobetti, “nome omen” per indicare il ragionatore rigoroso e veemente, ma indifeso, che tenta di fermare il ritorno dell’orbace. Il linguaggio denso, stratificato, immaginoso del testo si fa azione, movimento interiore: se gli attori occupano posizioni fisse, brevi quadri si susseguono incalzanti a comporre un mosaico che può avere tante direzioni e assumere tanti volti, ma è reso unitario dal pericolo della disumanità, della volgarità, della disonestà intellettuale, della violenza. In una parola, del fascismo.
NOTE DI REGIA
Il mondo va a destra. Le persone guardano a destra. Un risalire dell’odio come una marea nera. Destra. Questo luogo della mente. Dove l’approssimazione la mancanza di cultura che diventa indecenza ed il revisionismo un tanto al chilo diventano dottrina, movimento, confusa nebbia fatta di menzogne, da propinare ai più giovani che prendono per buone teorie negazioniste e fanno loro le paure dei padri e delle madri, che li hanno cresciuti nella discarica della “paura di tutto e di tutti”. La memoria delle atrocità. Tradita. Dei lutti, del cretinismo fascista e nazista. Dimenticati comodamente. Il cantare con voce chioccia. Di una razza, che non esiste, per inciso, ma che viene sbandierata. Arianesimo da operetta e teste rasate gelare i già pochi pensieri presenti. Ecco perché ho cominciato a scrivere questo testo. Che si divide in due parti, una ora, che debutterà il 9 marzo ed una che già sto stendendo, che debutterà più avanti. Una evoluzione una piccola epopea fatta di personaggi schifosi ma umani, di vite perse e di morte. Una scatola nera, come una mente piena di sogni e di orrori. Parole che si rincorrono e canti norreni e da banda di paese. Quel che in fondo sono queste persone. Ombre maleodoranti che danzano una sera al suono di una banda di paese.Die fahne hoch.
Bebo Storti
ESPOSIZIONE
Gli spettatori che saliranno le scale delle Officine Solimano in questi giorni si troveranno circondati da locandine della propaganda nazista tedesca. Per far sì che il senso di disgusto, fastidio, nausea abbia inizio ancor prima dello spettacolo. Per sconfiggere le nostre paure dobbiamo conoscerle, dobbiamo parlarne, il silenzio in questi anni non ci ha aiutato.
Vecchio cronista alla Stampa, mai saggio…