Si chiama FOTO IN QUARANTENA e sostituisce, per qualche settimana, la consueta rubrica del Circolo San Giorgio. Paolo Tavaroli, instancabile anima del Circolo, racconterà uno scatto fatto da un associato (ma vista la situazione accoglieremo anche scatti di non associati) senza tanti fronzoli, solo perchè, anche i fotografi possono e devono fotografare anche in casa e da casa, senza uscire, ma cercando situazioni significative. Ed ecco lo scatto numero 20 con la descrizione di Paolo.
“La recente diffusione e l’accessibilità del mezzo fotografico, ha prodotto la vera e propria nascita di un nuovo ambito fotografico: il selfie. Di questa forma contemporanea di autoritratto si è fatto un uso planetario e qualche abuso. Non sono mancate le critiche ma…anche i detrattori devono ammettere che questo pressoché generale “porsi davanti” ad un occhio fotografico è diventato un atto ben più consapevole rispetto a qualche anno fa. Si è affermata l’immagine intimista e, mettere a nudo le emozioni, non è più facoltà esclusiva di qualche artista in vena di “una vita spericolata”.
Notato dal giornalista Stefano Pezzini, questo selfie da cellulare di un noto imprenditore ingauno, in genere caratterizzato da una forte e vincente immagine pubblica e pubblicitaria, ha la caratteristica di aggirare immediatamente quest’ultima, per lasciare il posto a più di una semplice e autentica emozione: il sentimento di un figlio. La foto prende l’inclinazione verso la riscoperta delle proprie origini, la ricostruzione del passato, la rilettura di accadimenti personali, fino alla scoperta o riscoperta di un dolore, nella incontenibile preoccupazione, dopo la visita, di lasciare l’anziana madre da sola. E se non la rivedessi più? Maledetto virus! Che ci ha messi a contatto della nostra precarietà senza possibilità di maschere. Quella sul volto non serve per le paure inconsce che riaffiorano. E ancora una volta, come da bambini, come nella storia che si prova a immaginare, sembra che si la madre, forte malgrais tout, a rassicurare. Segreto dell’antica preghiera che saliva alle labbra nelle trincee: Ave o Maria.
Maledetto virus! Benedetta fotografia!”.
Vecchio cronista alla Stampa, mai saggio…