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Foto in quarantena N. 29

Si chiama FOTO IN QUARANTENA e sostituisce, per qualche settimana, la consueta rubrica del Circolo San Giorgio. Paolo Tavaroli, instancabile anima del Circolo, racconterà uno scatto fatto da un associato (ma vista la situazione accoglieremo anche scatti di non associati) senza tanti fronzoli, solo perchè, anche i fotografi possono e devono fotografare anche in casa e da casa, senza uscire, ma cercando situazioni significative. Ed ecco lo scatto numero 29 con la descrizione di Paolo.

 

Nel romanzo di Isabel Allende “Ritratto in seppia” la protagonista è una giovane adolescente di nome Aurora  alla quale hanno regalato una macchina fotografica e che, in seguito, diventerà fotografa professionista. Aurora racconta: “Iniziai ad esplorare ossessivamente il contenuto della casa e i segreti dei suoi abitanti. Esaminai con occhi nuovi l’ambiente familiare, come se lo vedessi per la prima volta, senza dar niente per scontato.” Osservazione a cui Aurora era stata educata frequentando lo studio di Don Juan Ribero, fotografo dell’alta borghesia che amava appendere alle pareti del suo studio immagini del volto tormentato e sfaccettato del suo Chile e del mondo.

Facile vedere analogie nel percorso di maturazione alla fotografia di Anna “Ania” Gai, dal corso di fotografia a scuola alla frequentazione giovanissima del Circolo Fotografico San Giorgio, dove non è più la mascotte, ma una autrice a tutti gli effetti. Come Aurora, Ania ha imparato prima a vedere della tecnica, ha inserito la figura umana nei suoi scatti mentre capiva i primi rudimenti della composizione. La fotografia le ha permesso di maturare a contatto col mondo e a prendere coscienza di sé, disvelandole tanti aspetti della realtà. E oggi punta sicura la macchina fotografica, nel sancta sanctorum di una adolescente: la propria camera. Quasi isolata, chiusa in sé stessa, come Aurora del romanzo, prova a raccontare la vita di un’adolescente in quarantena, aspettando il domani, rimpiangendo amicizie, abbracci e perfino la scuola, perché il ritorno a quella in presenza è diventata una della massime aspirazioni dei nostri giovani. 

Nel romanzo della Allende la protagonista rivedrà tutta la sua vita e la sua storia, riguardando le fotografie scattate e regalandoci un emozionante racconto letterario della fotografia. Auguro alla mia cara allieva Ania, di poter un giorno dire come Aurora, rivedendo i suoi scatti, probabilmente al pc: “Alcune volte[…] vi fa la sua comparsa l’anima di una persona, l’emozione di un evento, l’essenza vitale di un oggetto, e allora il cuore mi trabocca di felicità e libero il pianto, non riesco a farne a meno. Sono queste le rivelazioni a cui aspira il mio lavoro”.

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Stefano Pezzini
Vecchio cronista alla Stampa, mai saggio...