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Gli “zappini” dei tartufai di Langa realizzati da un “trifulau” ligure

La stagione del tartufo bianco è in pieno svolgimento in Langa e i trifolai, oltre al cagnolino addestrato, l’esperienza e il bastone, hanno bisogno di uno strumento particolare: uno zappino adeguato, importante per raccogliere i tartufi. In pochi, però, sanno che gran parte degli zappini usati in Langa (ma non dimentichiamo che sia il bianco che il nero si trovano in buone quantità anche in Liguria, Val Bormida soprattutto) sono costruiti in Liguria, tra Cosseria e Millesimo (Città del tartufo), da un appassionato cercatore ligure che, quando non va nei boschi col cagnolino, si ritira nella sua officina e fabbrica, con legno e ferro, strumenti di altissima qualità per togliere il tartufo dal terreno. Valter Viora, carabiniere in congedo, con le sue creazioni ha conquistato i colleghi del Piemonte. “Gli zappini sono tutti costruiti a mano, i manici di legno che viene poi lavorato al tornio, la parte metallica in ferro di primissima qualità che lavoro a mano. In un primo tempo costruivo zappini per me e per gli amici dell’Associazione tartufai, due anni fa proprio gli amici mi hanno spinto a proporli durante una manifestazione dedicata al tartufo. Hanno avuto subito un grande successo proprio tra i colleghi piemontesi al punto che alcuni commercianti di tartufi me ne ordinano svariate centinaia per distribuirli ai trifolai che lo riforniscono”, racconta.


Ma quando è importante uno zappino per la raccolta? “Tanto, ogni zona, ogni terreno ha bisogno di una forma particolare. Ci sono quelli a forma di cucchiaio allungato per terreni sabbiosi, quelli a forma di zappa per i terreni più duri, addirittura quelli a forma di forchettone per terreni pietrosi. A seconda che la raccolta sia fatta nelle Langhe, nel Perigord in Francia, in Liguria, in Toscana o in Umbria cambiano le tipologie di zappino necessario a portare alla luce i funghi”, racconta ancora Valter Viora. Nel corso degli anni la sua produzione si è affinata e, oggi, porta nelle fiere e nei mercatini pezzi “tecnologici” come, ad esempio, lo zappino a serramanico che si può agganciare alla cintura senza pericolo di ferirsi durante una caduta accidentale, o quelli con manici in legno personalizzati con scritte pirografate o veri e propri intarsi. Il prezzo? Varia dalla tipologia e dalla tecnologica ma si parte dai 5 euro per gli zappini portachiavi (sì, ci sono anche i gadget tartufeschi) ai 30 euro di quelli a serramanico. Ma dalla Liguria, sempre dalle mani di Valter, partono verso le Langhe (e non solo) anche i bastoni tipici dei trifolai, quelli con il puntale in metallo per spostare foglie e rami secchi prima di lavorare con gli zappini.

La passione di Valter Viora verso il tartufo e le attrezzature per raccoglierlo lo ha portato ad organizzare una sorta di museo degli zappini. “Più che un museo, al momento, è una collezione. Ho zappini che risalgono al 1700, al 1800 e tanti modelli provenienti da ogni parte d’Europa. Chissà che prima o poi non trovi il tempo per metterli in ordine e mostrarli al pubblico”, conclude.

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Stefano Pezzini
Vecchio cronista alla Stampa, mai saggio...