Alberto il “Cala” Calandriello propone oggi la recensione dell’ultimo video di un grande amico ed ottimo cantautore, l’albenganese Davide Geddo, amato per le sue musiche e i sui testi, mai banali. Ecco cosa scrive il “Cala” dell’ultima fatica dell’avvocato-cantautore (non vi ricorda qualcuno?)…
Proprio nel giorno in cui la Liguria diventa, come ogni anno, il presunto centro del mondo musicale, a pochi km da Sanremo, il cantautore albenganese Geddo pubblica il video del suo nuovo brano, cantato insieme a 3 colleghi cantautori (come cantava Guccini, uno che a Sanremo ci andava solo per il Premio Tenco) di assoluto valore.
Folco Orselli, milanese caustico e tagliente, Federico Sirianni, genovese emigrato a Torino con De Andrè nel cuore e una penna che “uccide i fascisti” come la chitarra di Guthrie, Alberto Visconti, leader dei valdostani L’Orage, band che unisce rock e musica popolare e che tra i fans annovera Francesco De Gregori,, uno che non si lascia andare spesso a complimenti e che li ha voluti con sé all’Arena di Verona qualche anno fa.
Questa sorta di Dream Team della musica d’autore sforna un brano coraggioso e barricadero, dal titolo più che esplicito: SU LA TESTA. Una canzone di resistenza ed amore, per la musica, i musicisti e quei pochi che le parole le ascoltano davvero.
Presentato in occasione di una piovosa serata albenganese a Palazzo Oddo, il brano è una orgogliosa dichiarazione di intenti, da parte non solo di un “addetto ai lavori”, ma prima di tutto di un artista innamorato del proprio lavoro.
Su la testa per quel che resta, della musica senza domani tra echi di Fossati e Bob Dylan, Geddo rivendica l’importanza dei testi, dei sogni e chiede a gran voce rispetto per la Musica, quella maiuscola.
Mentre a due passi dalla Francia inizia l’ennesimo carrozzone, perfetto esempio dei “concorsi a pagamento dove suonano gli organizzatori” abbiamo la possibilità di toccare con mano una realtà viva, pulsante come è la musica davvero indipendente in Italia.
Trascinati dal festival omonimo di questo brano, che ad Albenga, grazie all’associazione culturale Zoo mette in scena da 14 anni un vero e proprio salotto culturale dove la musica non è “flebo per divani” né tanto meno competizione, ma scambio, esperienza ed approfondimento, si muovono nella nostra penisola diversi Artisti che danno gloria alle sette note.
Un brano che esprime la necessità di dare forma a qualcosa che in molti hanno dentro ma non riescono ad esprimere o a concretizzare; una sorta di morbo che spinge musicisti ed appassionati a cercare una verità che quasi sempre non si fa trovare, alimentando dubbi, paure, incertezze, da sfogare cantando e scrivendo, quasi fosse un modo alternativo di sanguinare.
Un percorso parallelo rispetto a quello “ufficiale”, delle major, dei talent, delle “scuole per cantautori” e dei “bambini che cantano canzoni d’amore”; un percorso nascosto dalle “radio senza coraggio”, che hanno tradito la loro missione divulgativa per un pugno di sponsorizzazioni.
Un percorso difficile e spesso niente affatto gratificante, ma che porta avanti con forza di volontà un’idea precisa: dare un valore ai sogni ed onore alle canzoni
Nell’epoca in cui, come giustamente ha detto Ivano Fossati la musica ormai è benzina per cellulari, è molto, anzi, moltissimo.
Vecchio cronista alla Stampa, mai saggio…