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La cucina del Pirata conquista Laigueglia e la Riviera

Luca Bertora

L’unica cosa che non quadra è la lavagnetta fuori dal locale, un pirata che sostiene un pezzo di ardesia che fa tanto pizzeria turistica, con, al più, un triste fritto misto. Non fatevi ingannare. Siamo a Laigueglia, corso Badarò, il lungomare, e quel che un tempo era Il Pirata, pizzeria turistica, appunto, è oggi uno dei ristoranti più interessanti della Riviera.

 

A farcelo scoprire (no, non è un plurale ridondante, è solo perchè ero con mia moglie Elisa) un amico che di Liguria si nutre e nutre gli altri, Marco Gagliolo, il folletto del pesto. La moglie e i figli raccontano la Liguria nel piatto alla Creuza de ma di Andora, ma questo è un post già pubblicato. Luca Bertora è il patron, chef, sommelier del locale ereditato dai genitori e, a piccoli passi, ha fatto la sua rivoluzione del gusto. Una volta all’interno della veranda e del locale l’idea di trovarsi in pizzeria svanisce. Certo, la pizza c’è ancora in menù, ma parliamo di pizza gourmet, con farine pregiate, lievito madre, eccellenze del territorio come farcitura. Luca “Pirata” Bertora e il suo staff hanno una caratteristica comune: la gentilezza, la disponibilità verso il cliente, la voglia di raccontare i piatti senza, però, diventare noiosi. Il menù parte con proposte interessanti, a cominciare dagli antipasti, mare soprattutto (del resto a Laigueglia, antico borgo di pescatori, non si può certo ordinare un abbacchio…). Ci siamo affidati ai consigli del patron e di Marco e, nemmeno a dirlo, è stato un trionfo del gusto. Una verticale di piatti dove il pescato, freschissimo, è protagonista. I rossetti si sposano in maniera sublime con i carciofi di Albenga, il tonno avvolto dal sesamo è scottato perfettamente, i gamberi esplodono di sapore, aglio di Vessalico profuma la rollatina pescatrice e guanciale, il raschera si unisce in un improbabile ma eccellente connubio di gusto con la triglia, i porcini e il tartufo nero. Ottimi gli spaghetti con sugo di mare, sorpresa per il “branda” con panissette fritte, eccellenti i dolci. La cantina, in continua evoluzione, offre più di trecento etichette, comprese bollicine di gran classe, e non mancano distillati di prestigio, dai rum ai cognac, dalle grappe ai whisky. Luca “Pirata” è anche un amante dell’arte, così i suoi piatti si ispirano a quadri e pittori mentre alle pareti ci sono, a rotazione, opere degli artisti della galleria alassina Arte è Kaos. Ultimo, ma non ultimo, il conto: giusto, con giusti ricarichi sui vini, decisamente meno caro rispetto a più blasonati (e spesso non all’altezza) ristoranti della Riviera. I lavori per cambiare insegne e lavagnette all’ingresso continuano, ma già così Il Pirata è una esperienza da provare.

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Stefano Pezzini
Vecchio cronista alla Stampa, mai saggio...