free web stats

L’Arnasca 2020 assegnata, alla memoria, all’indimenticabile Franco Rapa “uomo di rara sensibilità e gentilezza”

“Tecnico della Comunità Montana dalla sua costituzione. Figura di riferimento per gli olivicoltori ed agricoltori del comprensorio albenganese. Esperto giardiniere, portano la sua firma i più bei giardini della zona. Appassionato ed esperto di cavalli. Attento conoscitore di vini liguri e grande sommelier. Amico e collaboratore della Cooperativa olivicola di Arnasco. Dalle sue ricerche e testimonianze si è potuto dare un nome alla caratteristica oliva di Arnasco, l’Arnasca. Uomo di straordinaria sensibilità e gentilezza”: con queste commoventi parole, che hanno fatto venire le lacrime agli occhi a chi lo conosceva, lette da Luciano Gallizia, presidente della Cooperativa olivicola di Arnasco, è stato conferito, alla memoria, il Premio Arnasca 2020 a Francesco Franco Rapa, amico scomparso in un tragico incidente sul lavoro pochi mesi or sono.

E’ stata un’edizione, strana, ma non per questo meno suggestiva, quella di quest’anno dell’Arnasca, festa che da 25 anni celebra la straordinaria oliva autoctona di Arnasco. Padrone di casa Luciano Gallizia coadiuvato dal suo “pard” tecnico Tomaso Bodini, che hanno raccontano ai partecipanti, distanziati dal metro di rigore, ma rinfrescati dall’ombra di uno storico oliveto sorretto da uno splendido muro a secco, la storia tra coincidenze e ricerche storiche, di questa oliva che tutti, ad Arnasco, sapevano essere diversa, ma che per il resto del mondo era una varietà di pinola. Tutto questo sino al 1992, quando fu riconosciuta l’unicità dell’Arnasca, ma lo racconteremo un’altra volta. Tra gli ospiti Samuele Gama, il “professore” della scuola di muretti a secco, l’assessore regionale all’Agricoltura Stefano Mai, il sindaco di Arnasco Matteo Mirone, il dirigente scolastico di Itis, Agrario e Alberghiero Massimo Salza, il presidente della Cia Albenga Mirco Mastroianni e tanti altri. Strana edizione, si diceva, anche perchè svolta nella frazione Bezzo e non nel tradizionale piazzale davanti al frantoio sociale. Lo spettacolo portato in scena da Pino Petruzzelli, con le sue letture recitate su Liguria e lavoro nei campi (con brani di Biamonti, Sbarbaro, Cardarelli) la musica uscita soavemente dal flauto di Elisa Parodi, la dotta lezione sui muretti a secco di Donatella Murtas hanno emozionato e coinvolto nonostante le mascherine che hanno trasformato i partecipanti in figuranti ad un ballo in maschera.

Poi gli altri premi, a cominciare dal Gianni Alberti, andato (con un contributo della Cia) all’Istituto agrario di Albenga. Gran finale al castello di Bezzo, a numero chiuso causa Covid 19, con un apericena lungo, comprensivo dei mitici raviola della trattoria “Da Bianca”, gestita oggi dalla figlia Marica Accame. premiata dai Ristoranti della Tavolozza con il riconoscimento “Custodi del Territorio”. A consegnare il premio, sotto l’occhio vigile del presidente dell’associazione Ristoranti della Tavolozza, Claudio Porchia, il sindaco Mirone e Luciano Gallizia.

 

About the Author

Stefano Pezzini
Vecchio cronista alla Stampa, mai saggio...