C’era una volta…, ok, le favole cominciano sempre così, ma in questo caso non si parla di una favola, ma di una storia, una storia che risale a 80 anni or sono, (1940, per chi non avesse dimestichezza con la matematica), anno in cui l’Italia entra in guerra. Anno difficile, come lo erano stati gli anni precedenti e come saranno quelli successivi, ma qualcuno, un fornaio di Gorra (sino al 1927 Comune autonomo assieme ad Olle, prima di diventare frazione di Finale Ligure), decise di dare un tocco di dolcezza, se non di ottimismo, di speranza, agli abitanti di quello storico borgo che guardava dall’alto il potente marchesato di Finalborgo e il luccichio del lungomare di Finalmarina, poco prima dei bombardamenti, della guerra civile, della difficile e dura ricostruzione.
Quel fornaio di Gorra, Secondo è il cognome, credeva nella rinascita, ma credeve anche che la rinascita potesse prendere forma solo dalle asperità, dalle curve che dalla costa portavano alla collina, da Finalmarina a Gorra, per intenderci. Così, senza grandi colpi di genio gastronomici, decise di creare dei biscottini facili, una frolla, leggermente modificata, come si modificano nel corso degli anni, della famiglie, degli ingredienti, le frolle, dando una forma se vogliamo simile a tanti altri biscotti di frolla, un bastoncino con pieghe: le esse di Gorra, le battezzò, quasi a significare le tante curve che bisogna percorrere dalla costa alla collina. Poteva diventare una sorta di boutade, invece no, quella ricetta (segreta, patrimonio del panificio Secondo), è diventata una coccola per la gente di Finale Ligure, Pietra Ligure e, a poco a poco, di tutta la Riviera (Ad Albenga si trova dalla Zunina, via Dalmazia, scrigno di delizie liguri), capace di richiamare golosi da tutta la Riviera. Quest’anno le Esse di Gorra compiono 80 anni, età venerabile, degna di essere celebrata se non con feste e fuochi d’artificio (del resto la pandemia mette le “ganasce”) almeno con una De.Co., la denominazione comunale. Le Esse di Gorra sono ottime nel latte, ma anche “tocciate” in un pigato passito…
Vecchio cronista alla Stampa, mai saggio…