Chiara Giallombardo, giovane dottoressa in legge, testarda ed idealista, che ama i libri, la musica, i mercatini dell’antiquariato e la Liguria, prosegue la sua collaborazione con liguriaedintorni.it con u’altra storia di ligusticità, quella di Nicola Piccardo. La sua rubrica è: Le storie in…Chiara.
Nicola Piccardo, classe ’93, è il giovane titolare dell’azienda agricola De Ferrari, a Onzo, specializzata nella produzione di olio extravergine di oliva.
Cresciuto nell’Alta valle Arroscia, fin da bambino Nicola è affascinato dai racconti dei nonni materni, Angela e Gianni, storici gestori del ristorante “I cacciatori”, chiuso proprio nell’anno della sua nascita. Le storie di una Onzo così diversa, meta di turisti grazie anche alle attività del Lago di Menezzo, insinuano in Nicola un particolare sentimento di nostalgia legato ad un periodo mai vissuto ma reso estremamente vivo dai racconti dei nonni, che lo porterà a non abbandonare il suo paese nemmeno durante il periodo universitario.
Tuttavia, la prima rete che Nicola conosce non è quella della raccolta delle olive, ma quella della porta di calcio. Infatti, il vero sogno della sua infanzia era fare il calciatore. Portiere del Cisano, vanta anche un fortunato periodo nelle giovanili della Sampdoria tra il 2005 e il 2008, ma la concretezza che gli tornerà utile nella sua vita di imprenditore gli impone, ad un certo punto, di scegliere tra gli studi e una carriera destinata alle categorie inferiori. Così lascia il calcio e si iscrive a giurisprudenza, iniziando una vita da pendolare tra Onzo e Imperia. Durante gli anni dell’Università, Nicola inizia a pensare che, prima o poi, sarebbe bello risistemare il vecchio ristorante e quei terreni per metà incolti e per metà usati ancora dai nonni per la produzione di olio per la famiglia, ma un futuro incerto spaventa molto di più di una carriera già scritta: laurea, praticantato, abilitazione, Studio Legale Piccardo.
Ormai adulto, però, questa idea diventa tanto insistente da fargli perdere l’entusiasmo per gli studi. Così, al quarto anno, decide che è il momento di tentare. Un’azienda agricola biologica partendo dai terreni dei nonni e, dove c’era il ristorante, un piccolo bed and breakfast, in ottica di recupero del territorio e di sostenibilità. Sul nome dell’azienda non ha dubbi: De Ferrari, come il nonno da cui tutto ha avuto inizio, per lasciare un ricordo di una famiglia e di un cognome destinato a scomparire. Nel logo sono rappresentati due pettirossi, in ligure “pecetti”, come nella valle è conosciuta la famiglia Arnaldi, della nonna Angela.
Nel 2017, dopo un intenso periodo di studio del settore, con il sostegno dei genitori e il supporto della compagna Silvia, apre l’azienda, crea il laboratorio e per un anno è uno studente al mattino e un agricoltore al pomeriggio. Quando in paese lo vedono usare un decespugliatore gli consigliano di dedicarsi ad altro nella vita, ma Nicola non si dà per vinto: nel 2018 riesce a fare la prima raccolta e nell’inverno del 2019 si laurea con una tesi sulla normativa europea per la tutela del consumatore nel commercio di olio extravergine d’oliva.
Con il tempo, decide di sognare più in grande. L’area dell’ex ristorante diventa una struttura totalmente green – oggi in fase di ristrutturazione – con pannelli solari, cappotto termico e fotovoltaico, destinata ad ospitare non più un piccolo bed and breakfast, ma un agriturismo con ristorazione. Due appartamenti dell’agriturismo sono stati inaugurati nell’estate del 2019 e la risposta, soprattutto straniera, è stata ottima. Quanto al ristorante, anche se non è ancora in funzione, l’idea è quella di utilizzarlo per promuovere il territorio, con prodotti esclusivamente delle aziende locali. Nel futuro Piccardo vorrebbe ampliare la produzione, oggi limitata all’olio, e inserire olive in salamoia, prodotti sott’olio, paté, confetture e frutta disidratata.
Il sogno di Nicola è che possano nascere tante altre attività, per poter far conoscere a più persone possibili la bellezza e i frutti del territorio che ama e in cui ha investito.
Chiara Giallombardo
Vecchio cronista alla Stampa, mai saggio…