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Liguria Aperta, l’ultimo capolavoro del cartografo Giovanni Pazzano

Di Giovanni Pazzano, il cartografo che sovrappone cuore e anima dei luoghi alla geografia, avevamo scritto proprio un anno or sono, raccontando la passione di un artista che abbina l’attività di illustratore (e che illustratore…) a quella di cartografo. Non un cartografo con teodolite e rotella (oggi col gps), ma un antropologo dei luoghi, che gira paesi e vallate per non fare dimenticare toponimi antichi, e disegnare mappe che riportano con fedeltà ricordi e tradizioni.

Un lavoro certosino, per realizzare la mappa di un piccolo borgo sono necessari mesi tra raccolta dei nomi (parlare con gli anziani richiede tempo, pazienza, anche se quasi sempre si diventa amici, e davanti ad un bicchiere di vino il tempo vola…), ma per realizzare la sua “ultima follia” ci ha messo solo una notte insonne. Il titolo è significativo: “Liguria aperta”, una carta geografica della nostra regione, ma senza confini, solo i nomi delle città e dei paesi di quella che fu la patria del popolo ligure. E’ vero, qualche comune dell’entroterra non è citato (Giovanni, un po’ sono offeso, non hai messo il mio Vendone…), ma lo perdoniamo volentieri. Il messaggio di questa mappa è chiaro, la Liguria, terra di montanari, contrabbandieri e navigatori, non ha nel suo dna i confini. Il mare, ad esempio, è sempre stato visto come una via di comunicazione per mercanti ed esploratori, non come un posto dove pescare. Le contaminazioni urlano in ogni angolo di questa regione, capace di eleggere Doge della Superba uno schiavo albanese, Marcellino Durazzo, capostipite di quella che diventerà una delle più ricche famiglie genovesi. E in cucina? Pensiamo al brandacujun, uno dei piatti simbolo della Liguria, preparato con lo stoccafisso che arriva dalle isole della Norvegia, le patate “regalo” del Nuovo Mondo, l’olio dell’olivo che viene dal Medio Oriente…E l’arte? I Rubens, i Van Dyck, i grandi fiamminghi che hanno abbellito le case patrizie di Genova, non erano forse stranieri? Insomma, confini immaginari in una Liguria che passa per burbera e chiusa, ed invece è solo riservata e pudica. Giovanni Pazzano, in questo capolavoro cartografico, l’ha capita e cantata con pennini eleganti, quasi un manifesto politico e, soprattutto, un memorandum per non dimenticare chi siamo.

 

About the Author

Stefano Pezzini
Vecchio cronista alla Stampa, mai saggio...