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Lo strano caso della foto capovolta… di Paolo Tavaroli

Di Paolo Tavaroli

Quando Danila Fornasier è entrata nella sala del Museo Sommariva “Civiltà dell’Olivo” di Albenga, dove espone la sua parte di foto con l’amica e socia alla pari nella mostra “Uova d’aprile”, ha provato un certo stupore nel notare che Rita Baio e Dino Gravano, i quali avevano già messo mano all’allestimento, avevano appeso una sua fotografia al contrario e una in senso verticale piuttosto che orizzontale. Poco male e si è subito posto rimedio, ma ne è nato un certo dibattito: tra amici del circolo fotografico S. Giorgio ci si conosce e si collabora, per es. al montaggio delle fotografie che precede l’allestimento. Pazienza sbagliare il senso, ma com’è possibile che si sovverta completamente l’orientamento di foto discusse, selezionate e viste insieme? Ansia per l’imminente inaugurazione del 9 maggio 2023? Fretta o stanchezza; distrazione per le chiacchiere che si fanno mentre si lavora, per il piacere di ritrovarsi e stare insieme nel bellissimo ambiente voluto da Agostino Sommariva e dalla sua famiglia? Niente di tutto ciò.

In realtà il caso è più frequenta di quanto si pensi. Si narra addirittura di casi celebri e scandalosi avvenuti nel mondo dell’arte. 

La National Gallery di Londra, nel 1965, ha tenuto sottosopra un paesaggio di Vincent Van Gogh per alcune settimane, e la Tate Gallery ha appeso due opere di Mark Rothko dal lato sbagliato per 9 anni. Il fenomeno è peggiorato con l’avvento dell’astrattismo, tanto che con il dilagare dell’espressionismo astratto di artisti come Jackson Pollock e Franz Kline, negli anni Settanta, prese a girare tra i galleristi una battuta degna del trio comico “Aldo, Giovanni e Giacomo” che, più o meno, suonava così: “Dite agli artisti che disegnino una X dietro alle tele altrimenti non sappiamo come appenderle!” 

Un secolo prima la cosa era già successa, tuttavia, a Turner, per non parlare del celebre caso occorso a Le Bateau di Matisse che fece dichiarare dal figlio Pierre ai giornalisti coinvolti: “Alla signora Habert andrebbe data una medaglia.”

Fu lei, Genevieve Habert, la signora dal grande “occhio” ed evidentemente in qualche modo consapevole che l’orientamento è nel nostro sistema cervello- percezione- riflessione, che passeggiando per il Museum of Modern Art di New York, notò che l’opera Le bateau era appesa al contrario, chiedendone conto ai custodi, i quali si dissociarono dal prendere posizione, per altro cosa difficile. La mostra era aperta da quarantasette giorni ed era stata vista da circa cento sedicimila visitatori, quando l’intrepida eroina della composizione protestò con curatori e inviò articoli ai giornali, suscitando un discreto scandalo, con relativo dibattito. 

Si potrebbe contribuire sostenendo che le opere, specie il collage Le bateau, hanno tutte una certa componente astratta e che la cosa non succederebbe con una Madonna del Tiziano. Sicuri?

Un dipinto di Georgia O’Keeffe, raffigurante un albero è stato appeso a testa in giù al Wadsworth Atheneum per dieci anni, fino al 1989. E come ricorda Falcinelli, nel suo libro “Figure” ci sono lettere della O’Keeffe che si lamenta dell’errore già nel 1931, ma ancora oggi, se proviamo a cercarlo su internet compare rovesciato nella maggior parte dei casi. Ergo un’immagine raffigurativa non ci mette al riparo da errori. 

Durante certe lezioni di composizione fotografica mostro una serie di fotografie e grafiche o disegni, anche celebri, invitando a trovare il verso giusto e non risulta sempre facile come normalmente si pensa. 

Le neuro scienze, oggi ci aiutano a capire che il nostro cervello si è evoluto in considerazione delle situazioni ambientali del pianeta, dove “impera” la forza gravitazionale senza che ce ne rendiamo conto, al punto che a causa della sua costanza, per millenni non ci siamo accorti della sua presenza. Non avvertiamo che lo sguardo sulla “realtà” e molte nostre certezze sono, come le nostre azioni, vincolate all’orizzonte della gravità, e questo vale anche per lo spazio figurativo, dove il basso è sempre più pesante rispetto all’alto. 

Se prendiamo due fogli bianchi, disegnando sul primo un pallino rosso in basso sul bordo, e nel secondo un pallino rosso in alto verso il bordo, il pallino in basso ci sembrerà poggiare sul fermo, sul solido, ben piantato “per terra”. Il pallino del secondo foglio ci apparirà sospeso, carico di tensione, quasi spirituale, come un disegno zen giapponese. Del resto siamo abituati a muoverci agevolmente in orizzontale, mentre spostarci in verticale ha tanti limiti. 

E’ questo il caso che riguardo la bravissima fotografa ingauna Danila e il suo uovo, per il quale si consiglia nelle prossime mostre di avere, da parte dell’artista nota anche come Dadydue, qualche attenzione preventiva, augurando a entrambe le autrici di continuare presto la fortunata accoglienza che ha avuto la mostra di Albenga, data in partenza prossimamente per i Chiostri di Santa Caterina a Finale Ligure.

Paolo Tavaroli, presidente Circolo fotografico San Giorgio

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Stefano Pezzini
Vecchio cronista alla Stampa, mai saggio...