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Il nome è comune a tante regioni, varia tra “strozzapreti” e “strangolapreti”, ma a parte la Romagna (regione dove l’anticlericalismo, dovuta all’occupazione papalina non proprio gradita alla popolazione, per usare un eufemismo, si trasformava in vera speranza di eliminazione fisica dei preti), nelle altre zone il nome indicava e indica altro. La gelosia, per dire. Piatti definiti “strangolapreti” o “strozzapreti” si trovano molto spesso nei ricettari regionali Italiani. Piatti che cambiano da regione a regione, da zona a zona. In Liguria, sono una sorta di gnocchetti di ricotta (si può supporre che un tempo si usasse la prescinseua), erbette ed erbe aromatiche, in pratica il ripieno dei ravioli, probabilmente quel che avanzava (come ripieno) nel preparare ravioli o torte verdi, da condire con un filo d’olio aromatizzato al timo o alla maggiorana e una spolverata di formaggio. Si preparano unendo ricotta ed erbette (magari con un pugno di pan grattato ed un uovo per compattare il tutto), formando delle quenelle (ma anche semplici palline) da bollire per pochi istanti e poi condirle. Come abbinamento propongo un vermentino della Riviera.
Ma torniamo al nome, dovuto probabilmente alla gelosia dei mariti nei confronti dei parroci di campagna, spesso considerati crapuloni e ingordi, non tanto “servi di Dio”, piuttosto opportunisti e scrocconi, non solo di cibi, ma anche di talami. Ovvio che i mariti augurassero, quando li avevano ospiti, che un boccone di quel ghiotto mangiare gli andasse per traverso. Altra versione, origine trentina (dove gli strozzapreti sono simili ai liguri, con una maggiore aggiunta di pan grattato) ma speculare alla ligure, racconta che le donne che seguivano la messa mattutina fossero solite invitare a turno il prete a pranzo. Ovvio che il posto a capotavola e la porzione più grande spettasse all’ospite, con conseguente “mugugno” dei mariti che, ovviamente, auguravano al prete di “strangolarsi”. Per ultimo la Romagna, dove gli strozzapreti non sono morbidi come i liguri, fatti con farina e acqua. E Se ci si ingozza è facile strangolarsi, anche senza “macumbe” dei mariti…
Vecchio cronista alla Stampa, mai saggio…