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Nuovo ep per i savonesi Dagma Sogna

I Dagma Sogna sono una band pop-rock di Savona, formata nel 2015, che trae il proprio nome dall’acronimo delle iniziali dei suoi componenti (Dagma) seguito dal verbo “Sogna” che rimanda alla dimensione onirica nella quale la loro musica vuole proiettarsi. Venendo da esperienze diverse fra loro, ogni componente dei Dagma Sogna influenza la cifra stilistica della band: le loro sonorità traggono maggiormente ispirazione dal rock progressivo dei Genesis, senza tralasciare influenze provenienti dal rock dei Queen e dei Deep Purple. Non mancano inoltre richiami ai generi del cantautorato italiano, del metal e del punk. Hanno all’attivo un ep e due dischi e dopo alcuni cambi di formazione, domani esce il singolo anticipatore del nuovo ep Grattacieli di carta.
La presentazione ufficiale dell’album avverrà sabato 9 marzo al nuovissimo The Tube di Via Famagosta a Savona.
Informazioni sulla presentazione del disco a Savona: Dagma Sogna Release Party
Pagina FB: Dagma Sogna
Canale Youtube: Dagma Sogna
Liguria e Dintorni ha ascoltato in anteprima i brani, ce ne parla  il Cala.


Credere in un progetto vuol dire a volte avere il coraggio di fermarsi, di fare il punto della situazione, di giocare a carte scoperte.

Credere in un progetto significa a volte allontanarsene, per poi guardandolo da lontano rendersi conto di quanto valga per te.

Credere in un progetto porta a volte a scelte dolorose, ad addii, a silenzi.

Credere nei Dagma Sogna, per chi ne fa parte dall’inizio come Davide Garbarino e Daniele Ferro vuol dire giocarsi dentro quelle canzoni, vuol dire priorità, vuol dire onestà prima di tutto verso sé stessi.

Dopo un Ep e due dischi, dopo le difficoltà a continuare che ogni gruppo incontra, loro due hanno avuto il coraggio di scegliere la strada meno semplice, di non azzerare tutto, di non resettare il passato, ma di continuare con ostinazione a portarlo avanti, migliorandolo, ammettendo gli errori, avendo il coraggio di continuare a giocarcisi.

Al loro fianco, in questa nuova veste della Band, il ritorno di Matteo Marsella al basso a simboleggiare un legame con i primi ed incerti passi della band, l’arrivo di Marco Babboni alla batteria e di Davide Crisafulli alla voce per andare avanti, nuovi suoni, nuove sfide, nuovi orizzonti.

Per immortalare l’attimo, esce “Grattacieli di carta” un EP di 6 brani, perfettamente equilibrati rispetto ai discorsi appena accennati.

Si guarda avanti, ma non ci si dimentica quello che è stato, perché sono state vittorie e traguardi raggiunti, perché è stata Vita.

Tre brani nuovi, due riletture dei dischi precedenti, una cover, il giusto mix tra ieri ed oggi, per poterci incamminare verso il domani con entusiasmo.

Dall’alto dei loro grattacieli, alti e imponenti, ma fatti di carta, a simboleggiare la fragilità e la precarietà di cui siamo intrisi, i Dagma Sogna si ri-presentano, con delle belle novità da aggiungere alle solide certezze a cui ci avevano abituato.

Cometa, il nuovo singolo, è emblematico: mentre la nuova sezione ritmica costruisce fondamenta ben più resistenti della carta per grattacieli, Garbarino e Ferro intrecciano gli strumenti per tessere quella che ormai è il marchio di fabbrica della band, un suono energico e rock, che lascia spazio alla morbidezza quando serve sottolinearne l’importanza.

La voce di Crisafulli, già cantante dei Sunburst, gruppo a cavallo tra l’heavy metal e lo stoner alza parecchio l’asticella: la ruvidezza tipica dei suoi altri progetti (tra cui un tributo a Chris Cornell, non uno semplicissimo da cantare) si affianca alla melodia più rassicurante di alcuni passaggi.

Nel raccontare, come spesso in passato, la debolezza e l’inquietudine umana davanti allo scoprirsi fragili, i Dagma Sogna dipingono con tratto deciso una quotidianità soffocante, che anche nei rapporti umani usa per forza i muscoli e la cattiveria, che ci vuole a tutti i costi atletici invece che poetici, forma più che sostanza.

Davanti a tutto questo, con un desiderio inconscio di fuga, si resta sospesi, in equilibrio, più in alto anche dei grattacieli, su una cometa come moderni Major Tom.

Cenere è il secondo inedito e rincara la dose, soffermandosi in maniera più precisa sulla difficoltà umana a stare dentro un rapporto di coppia, anche quello più passionale e bollente, che in maniera quasi inevitabile, appare destinato a spegnersi, lasciando cenere e rancore, un volo spezzato ed un desiderio che sotto quella stessa cenere cova ancora, solitario ed incattivito.

Su Grattaceli di carta sale in cattedra la tastiera di Garbarino, epica e prepotente nell’intro del brano, che appare quasi l’altra faccia della medaglia rispetto a Cenere, dove là c’era disillusione, qui c’è impegno, dedizione, un ottimismo ed una fiducia forse ciechi e fragili come la carta del titolo, destinati a cadere come i protagonisti di voli pindarici, ma con dentro quel sentimento che ci spinge a dare tutto; è una costante nelle tematiche delle loro canzoni, la consapevolezza di andare incontro a delusioni che non intacca però la sfrenata voglia di proseguire.

A tal proposito, sembra perfettamente azzeccata la scelta di rifare un brano dei Timoria, Verso Oriente, contenuto nel capolavoro Viaggio senza Vento e che la band ha rifatto in occasione del progetto dedicato ai 25 anni dell’album e che ha suonato dal vivo davanti proprio ad Omar Pedrini, nel novembre scorso. Un pezzo di forte disillusione, di abbandono e rinuncia, dove però il protagonista lascia trasparire ancora affetto verso la donna un tempo amata. Ancora Garbarino in evidenza, specialmente nel finale, ma che non sfigura nemmeno alla controvoce che fu di Finardi; Crisafulli esce a testa altissima dal confronto con quel gigante che era Renga nel 1993.

La rilettura acustica di due brani presenti nei dischi precedenti va letta nell’ottica di cui si parlava all’inizio: siamo convinti che strade nuove ci attendano, ma noi siamo stati questi e non lo dimentichiamo, perché ogni marcia per quanto trionfale, è fatta da tanti piccoli passi.

Ecco dunque Nuotando in un mare di stelle (Tratti di matita, 2018) e Adesso No (Frammenti di identità, 2016) a raccontare in una tinta più tenue storie di amori contrastati e sofferti, spesso solo sognati, ma che magari non subito sappiamo essere destinati a noi, che sappiamo di meritare.

Tra gli arpeggi di Ferro ed il pianoforte di Garbarino, spicca nuovamente la voce di Crisafulli, che riempe gli spazzi e le larghe maglie dell’atmosfera acustica.

Il 2019 ci regala dei nuovi Dagma Sogna, sempre a cavallo tra gioia e disperazione, ma solidi e coesi, perché si sogna meglio con i piedi ben piantati per terra e, ovviamente, la testa tra le nuvole.

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Stefano Pezzini
Vecchio cronista alla Stampa, mai saggio...