Francesi, tedeschi, olandesi e, naturalmente, italiani, un’onda di turisti stranieri arrivati ad Imperia, sponda Oneglia, per OliOliva, ormai tradizionale appuntamento che, a macchia d’olio, si è allargato, da vetrina per la produzione olearia ligure a ipermercato delle eccellenze ligustiche, perchè accanto a quelle regionali accoglie anche prodotti piemontesi ed emiliani. Una fiera di successo? Si, ma per fortuna non solo bancarelle, importanti comunque per attirare persone da ogni dove. Anche la cultura ha avuto il suo spazio, cultura e storia materiale, quella legata al cibo che, in soldoni, significa storia, tradizione, evoluzione dei popoli attraverso i prodotti dei loro territori. Andiamo con ordine.
La fiera. Oltre duecento espositori da Liguria (preponderante la provincia di Imperia, seguita da Savona e Genova, ma c’erano anche i miticoltori del golfo spezzino), Piemonte (ospite d’onore la castagna di Garessio, ma non è mancato il porro di Cervere), Lombardia ed Emilia. In centro città decine e decine di frantoi, la maggior parte con l’olio nuovo come la Cooperativa olivicola di Arnasco (quest’anno è particolarmente piccantino, ma la speziatura, assicurano gli oliandoli, andrà in gran parte persa nel giro di qualche settimana), ma anche lo yogurt più che naturale di Puro, a Pieve di Teco, o di pecora brigasca di Aldo Lomanto, pastore e casaro de Il Boschetto di Bastia d’Albenga, uno degli ultimi allevatori di brigasca. Non poteva mancare l’aglio di Vessalico, anche nella versione “nero” di Maffone, Cooperativa d’Arroscia a Pieve di Teco e Nino Martini di Vessalico. E ancora i gelati con prodotti del territorio (da urlo la cassata con il caco essiccato dell’azienda U Tumeo di Vendone) firmati dalla gelateria alassina Perlecò. E ancora i vini, quelli della Cantina Sereno in Alta Valle Arroscia, o le birre artigianali di Essilor di Sassello. Non poteva mancare lo street food, dalle focacce al fritto misto di pesce, passando da tutte le golosità di strada, compreso il panino con acciughe e salsina verde, l’Acciugotto, specialità de.co. di Alassio.
La cultura del cibo. In una Calata Cuneo, complice il sole della tre giorni, trasformata in un unico grande dehors, i tanti ristoranti sono stati presi d’assalto, ma prese d’assalto è stata anche l’area degli show cooking (condotti magistralmente da Sergio Rossi, il “cucinosofo”), dove chef come Paola Chiolini o Renato Grasso hanno spiegato come la cucina ligure possa essere declinata in molte declinazioni, partendo sempre da una grande tradizione. Anche i partecipanti al corso per Tecnici della valorizzazione dei prodotti della Valle Arroscia hanno seguito i cooking show, preparando e diffondendo materiale sulle ricette preparate con il Sale della Liguria, nuovo (antico) prodotto che unisce le erbe aromatiche dell’entroterra al sale marino. Affollata anche l’area degli approfondimenti, con la presentazione di libri (molto interessante il volume “Storia della Taggiasca” edito dalle edizioni Olio Officina, degli autori Roberto De Andreis e Alessandro Giacobbe) e tavole rotonde sul cibo, sui cibi e sulle storie legate all’enogastronomia.
Il bilancio finale di OliOliva 2022 è sicuramente positivo, sia a livello di numeri, sia a livello di diffusione della cultura dell’olio e delle eccellenze della Liguria. Se l’edizione dello scorso anno era stata quella della ripartenza, quella di quest’anno si è confermata quella del consolidamento, sicuramente un trampolino di lancio per le eccellenze liguri, olio in primo piano, ma non solo. Imperia, insomma, anche oggi si conferma capitale del cibo ligure e, soprattutto, della dieta mediterranea.
Vecchio cronista alla Stampa, mai saggio…