C’era una volta una pentola d’oro, nascosta dagli elfi alla fine di un arcobaleno…No, non è una fiaba la nascita dell’Albergo dell’Angelo, a Pieve di Teco, un tempo importantissimo snodo commerciale tra la Liguria e il Piemonte attraverso le storiche vie del Sale. Punto di congiunzione tra Valle Impero e Valle Arroscia, crocevia tra Imperia (all’epoca due distinti Comuni e due approdi, Porto Maurizio e Oneglia), Albenga e il Colle di Nava che significava Ormea, Garessio, Torino nei fondi riparati dai portici venivano stivati quintali di stoccafisso, sale, olio, acciughe in partenza per il Piemonte. Cosa c’entra la pentola d’oro e gli elfi? Gli elfi assolutamente nulla, la pentola sì…
Un lungo salto indietro, 1792, quando Gaetano Cantoni, architetto ticinese, progetta l’innovativa cupola della chiesa principale di Pieve di Teco dopo aver già progettato e costruito le chiese di Porto Maurizio e Pietra Ligure (per questo passerà alla storia come l’architetto delle tre P). Per la costruzione si serve anche di maestranze fidate che arrivano dalla Svizzera e dal comasco e, come succedeva spesso, pietre e mattoni venivano riciclate da edifici abbandonati. Uno degli stuccatori, Angelo Casella (originario del Canton Ticino, come l’architetto Cantoni), è impegnato alla demolizione di un vecchio edificio usato come dogana quando, smantellando un fontanile, si trova davanti ad una pentola piena di marenghi d’oro. No, non l’hanno lasciata gli elfi, e del resto non c’è nemmeno l’arcobaleno, ma un ignoto ufficiale francese in fuga dalla furia rivoluzionaria. Casella diventa ricco, ma è lungimirante. La leggenda dice che sarà chiamato “Angelin della pignatta”, ma su questo non ci sono certezze. Chiede all’architetto Cantoni di progettare un albergo a Pieve di Teco, lo chiamerà Albergo dell’Angelo e aprirà i battenti nel 1795. E’ in assoluto, il più antico albergo della Liguria (tra i più antichi d’Italia) ancora in attività.
Il successo è immediato. La grande ed elegante sala da pranzo (oggi utilizzata per le colazioni diventate mito per la clientela) diventa subito la sala dove gli ufficiali delle truppo napoleoniche impegnate delle campagne d’Italia gustano pranzo e cena, una delle camere, quella intitolata a Napoleone, viene occupata alcuni giorni dallo stesso generale non ancora Imperatore. Una targa in marmo, in bella vista alla fine delle scale che portano alla hall, ricorda come l’albergo sia stato costruito in epoca napoleonica. L’Albergo dell’Angelo (il perchè del nome resta un mistero, c’è chi dice perchè Casella diede il merito del suo fortunato rinvenimento ad un Angelo, chi invece fosse il nome proprio di Casella), però, era nato come un “hotel business” ante litteram, pensato per i mercanti liguri e piemontesi che a Pieve di Teco si incontravano per stringere affari. E la clientela non manca. In un’epoca fatta, nell’entroterra ligure, di locande e osterie l’Albergo dell’Angelo, con le sue camere ben arredate, il servizio curato, la cucina all’avanguardia era una vera novità, in grado di competere con i primi alberghi nati sulla costa. Sono gli anni del Grand Tour, i giovani stranieri, attratti dalla Riviera e dalla Costa Azzurra, non disdegnano una visita nell’entroterra. E anche gli artisti, cantanti lirici e attori che si esibivano al Teatro Salvini, una bomboniera nel cuore medievale di Pieve di Teco, trovano nell’Albergo dell’Angelo un punto di riferimento.
La famiglia Casella, generazione dopo generazione, investe nell’albergo: acqua corrente, servizi igienici, corrente elettrica, telefono e tutta una serie di migliorie da fare invidia alle strutture della costa. Nel 1936 la svolta. I Casella vendono immobile e licenza alla famiglia Ciocchetto, oggi arrivata alla terza generazione. Racconta Piero Ciocchetto, 84 anni portati con leggerezza, che da qualche mese ha passato la mano coinvolgendo le figlie del cugino, Caterina e Costanza Pira: “Non abbiamo mai smesso di coccolare la nostra clientela, fatta di italiani e stranieri provenienti da tutte le parti del mondo”. A partire dai grandi nomi che nell’albergo hanno soggiornato, Sandro Pertini, sia da Senatore (Pieve di Teco ricadeva nella sua circoscrizione elettorale) che da Presidente della Repubblica (la mamma di Piero, la mitica Maria che aveva fatto della cucina del ristorante un locale di richiamo per i golosi, vedendo Pertini un po’ stanco, lo aveva preso sottobraccio e gli aveva “imposto” un paio d’ore di riposo nella stanza dove aveva dormito Napoleone), il Senatore Roberto Lucifredi, che fu Vice Presidente del Senato, il Senatore a vita e più volte ministro Paolo Emilio Taviani.
In quelle che un tempo erano le scuderie viene nascosto un vero tesoro, una collezione di Moto Guzzi, Vespe (compreso un calessino che fa girare la testa ai collezionisti), auto d’epoca. Sopra invece, una decina di camere arredate come fossero un negozio di antiquariato, un magnifico giardino che presto avrà una piscina, una nuova ala che farà aumentare le camere e il progetto di riaprire il ristorante per valorizzare i prodotti della Valle Arroscia. E naturalmente la fontanella di pietra nera da dove tutto è cominciato…
Vecchio cronista alla Stampa, mai saggio…