Raccontare le diaspore familiari è inopportuno, commentarle è da maleducati. E allora? Allora si può parlare di “eredità genetica”, quella trasmessa da “nonno” Dario Enrico, grande vecchio del vino ligure, mancato ultranovantenne una manciata di anni or sono nella sua amata Bastia d’Albenga, alla nipote Manuela, “La Biffi”.
Manuela, dopo aver fatto molto bene nella cantina di famiglia (U Baletta è stato un Pigato strepitoso, e anche le prime prove di bollicine non erano state male), si era trovata fuori dal progetto imprenditoriale familiare. Poteva essere il risveglio da un bel sogno, ma a volte anche ad occhi aperti si può continuare a vivere una chimera… A Manuela è successo due anni fa quando è stata chiamata dalla famiglia Tuveri ad occuparsi della loro piccola azienda agricola a Salea d’Albenga. Parentesi per spiegare la famiglia Tuveri, proprietaria del ristorante-osteria La Vigna di Alassio. Pio Tuveri, origini albesi, ha sposato Martine, cresciuta in Borgogna (per dire che i cromosomi del vino sono un fatto anche geografico). Sono nati Charlotte e Luca, chef de La Vigna. Charlotte, sposata con Gabriele Scola (si, storica famiglia di ristoratori in Val Pennavaire) appassionata del vino, ha due figli, Edoardo e Isabelle e una passione per vigna e terra. E’ Charlotte la “signora del vino” che ha chiamato La Biffi ad occuparsi di un ettaro di splendido e affascinante vigneto di Pigato (oltre ad ulivi e miele) che domina Salea, proprio sopra la chiesa parrocchiale.
In attesa che la cantina de “I Massi”, questo il nome dell’azienda, sia pronta nel centro storico della frazione ingauna, le prime bottiglie di Pigato firmate da La Biffi sono state preparate nella cantina dei Viticoltori Ingauni. Il Pigato “I Massi” è “a tiratura limitata”, poco più di duemila bottiglie. Ed è un peccato. Perchè?
Perchè ho assaggiato una delle prime, rare, custodi del “liquido biondo” e ne sono rimasto rapito…Parliamo della vendemmia 2021, caratterizzata dalla siccità, messa in bottiglia subito dopo Pasqua, bottiglia aperta poche settimane dopo l’imbottigliamento. Mi aspettavo un po’ di asprezza, di acidità, di “voglia di riposare” e, invece…Invece il Pigato “I Massi” è di una rotondità sorprendente per l’età, non ha quasi acidità, piuttosto sorprende per la cremosità. I profumi sono quelli del Pigato antico, macchia mediterranea, timo, “cornabuggia”, santoreggia, ma anche pesca gialla e mela verde. Minerale al punto giusto (pochi, per fortuna, gli idrocarburi), al palato è avvolgente, equilibrato, con sentori di frutta secca, aromatiche, quelle che crescono spontanee sulla collina accanto alla vigna. E’ già pronto per essere degustato, ma non ho idea di cosa potrà diventare tra alcuni mesi (anche anni, visto il grado alcolico)…Spero di potervelo raccontare, ma vista la produzione limitata non ne sono sicuro…
Vecchio cronista alla Stampa, mai saggio…