Simone Radiomandrake Parisi, sommelier Ais dal 2004 e degustatore dal 2011, prosegue la sua collaborazione (saltuaria, a seconda di gusto, voglia, ispirazione) con liguriaedintorni.it. La grande passione per la storia lo ha portato sempre più lontano, così lontano che stando a casa spazia tra Whisky e Rum come se fosse un Trecartaro alla stazione pronto a acchiappare lo stolto di turno. Talmente abituato ad avere un microfono in mano per presentare qualcosa (è un dj radiofonico e non solo), che spesso gli amici cercano anche l’interruttore per spegnerlo… ama il Rugby pratica il ciclismo e pensa che Torino sia stata e non potrà che restare Granata! Oggi ci parla di vinili!
C’era una volta “Il Negozio di dischi”. Io ci passavo i pomeriggi, m’innamoravo di tutto: copertine, nomi, canzoni, genti che lo frequentavano, magliette. Era un microcosmo culturale dove aggregarsi con altri curiosi di note e discorrere intorno ad esse. Magari era l’occasione per poter recitare un verso di Fossati o per fare il verso al Sax di Coltrane, per mettere la spilla sul chiodo come un Joe Strummer o per conoscere un tuo simile. Era tutto questo. Una volta il “negozio di dischi” non lo frequentavi così tanto sotto Natale, o meglio, entravi con le idee chiare, prendevi e scappavi via, perché c’era talmente tanta gente addossata al bancone o ferma ad aspettare il pacchetto che non avevi tempo per altro, e ti mancava un po’. Io lo ricordo ancora quell’odore di vinile, e ricordo ancora i Dj della zona che spostavano veloce la puntina su un solco e poi su quello successivo per intuire i BPM del Mix appena uscito, e quei sacchetti grandi, quasi impossibili da mettere sotto alla giacca per tornare a casa in motorino e non rovinare nulla, poi ricordo quando tutto divenne solo un dischetto di plastica detto Compact Disk, e le copertine rimpicciolirono, i testi pure, poi ricordo sempre meno gente sotto Natale, poi li ricordo come Negozi del passato, sepolti dal passaggio dei tempi e soggiogati al potere della vendita On Line. C’erano tanti come me che non si rassegnavano e continuavano a domandarsi cos’ha che non va “il negozio di dischi”, come mai i tempi veloci di oggi non prevedono nulla di fisico ma solo un numero immane di apostrofi virtuali che sanciscono il possesso e definiscono lo stoccaggio.
Alla musica è stato tolto un pezzo per poter star comodamente stipata in naftalina. Sdraiata in un disco Rigido insieme a numeri improbabili di altre note. Una volta si sarebbe chiamato il falegname per costruirne un armadio tanto capiente, ora si porta in borsa. Tanti, come me, si son sempre chiesti come mai alla parola “Arte” si è sempre fatto così fatica ad unire la Musica Leggera, con la Classica ancora ancora, col Jazz si è sempre preferito l’appellativo di “Colta” ma la musica no, quella non sarà mai “il lavoro serio”, se fai il musicista vivrai con un altro stipendio e se vendi la musica non sarai mai come una libreria, piuttosto come un Antiquario o come una casa d’arte dove poter trovare un bellissimo superfluo. Eppure non lontano da noi tanti ragazzi in “Prime Time” non accendevano la tv ma ascoltavano la BBC e il programma di John Peel, eppure tanta rabbia e tanta presenza giovane è stata veicolata con un genere musicale e attraverso esso ha trovato sfogo e importanza, eppure la vita di tutti noi si può riassumere con una compilation di canzoni diversa per ognuno, a sfaccettare il carattere, ad abbellire la diversità. Ma “il negozio di dischi” rimane li, come un ruscello che si secca senza trovare un torrente dove andare. Non ho mai scritto una prefazione Tanto lunga, ma l’ho fatto perché da questa settimana la Provincia di Imperia ha di nuovo un luogo tanto passionale e storico come “il negozio di dischi”. È sempre la, in Via Berio e si chiama sempre Tuttomusica ma non trovate più Laura ed Enrico ma due ragazze che han creduto ad i loro sogni e lo hanno riaperto, Debora e Marina. Un piccolo passaggio epocale per chi non si rassegna al tempo fast e propone un concetto Slow, ma soprattutto un quadro vivente rappresentate il famoso bimbo di Bansky che tende la mano verso l’aquilone. Debora e Marina con la mano tesa verso il proprio sogno. Ora ci saranno tanti di quei ragazzi di un tempo che si aggregheranno li intorno ma non è detto, magari la presenza di un luogo storico come “il negozio di dischi” porterà una generazione nuova di ragazzi riuniti in un solo pomeriggio fatto di copertine, di curiosità, di note. Una generazione pronta ad innamorarsi di tutto, proprio come diceva De Andrè.
Simone Radiomandrake Parisi
Vecchio cronista alla Stampa, mai saggio…