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Rosso Chinato, una coccola da gustare con un buon sigaro (per chi fuma), buona musica e un buon libro

Dell’Ormeasco Chinato, folle idea di gusto di Eliana Maffone e del marito Bruno Pollero, patron di Tenuta Maffone ad Acquetico, frazione di Pieve di Teco al confine con Pornassio, patria” dell’Ormeasco, abbiamo dato notizia qualche settimana or sono. Era, in effetti, una notizia, a nessuno era venuto in mente di produrre un Ormeasco Chinato, vuoi perchè l’uso di vini nobili abbinati a spezie, è vetusto, antico (per non dire “vecchio” nel senso produttivo del termine, al punto che anche il “patriarca” Barolo Chinato è ormai un prodotto di nicchia), vuoi perchè è storicamente un “prodotto da farmacia”, una sorta di elisir (del resto, non me vorrà Bacco, anche la Coca Cola nacque come elisir farmaceutico…) ormai in disuso.

Oggi, però, l’Ormeasco Superiore Chinato, battezzato semplicemente Rosso Chinato da Tenuta Maffone, è stato assaggiato e abbinato. E allora, senza volermi sostituire agli amici sommelier, ecco il mio giudizio (per quel che può interessare) sul Rosso Chinato. Per prima cosa sa ancora di Liguria, di Valle Arroscia, nonostante profumi e sapori delle spezie, grazie alla struttura dell’Ormeasco Superiore. Le spezie, poi, sanno di Genova, di commerci antichi e ricchi verso l’Oriente, di velieri che profumano di china e garofano, zafferano e cannella…E che una volta a terra si mescolano a salvia e timo, basilico e rosmarino…Un sorso di Rosso Chinato inebria le narici, prima di entrare in bocca caldo, armonioso, confortevole. Ricorda un passito, ma subito si svela come un liquore, complesso eppure conosciuto, forse dalla memoria storica. Si accompagna egregiamente ad un pandolce genovese, ad un cioccolato amaro, ad una serata in poltrona, come vino da meditazione. Io l’ho abbinato ad un sigaro Toscano Duecento, con Harvest di Neil Young come sottofondo musicale e un libro di Massimo Montanari sulla storia del cibo. Che dire, grande esperienza!

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Stefano Pezzini
Vecchio cronista alla Stampa, mai saggio...