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San Pietro in Banchi a Genova, la chiesa col fantasma…

Oggi l’amico Prospero Roveraro ci porta a Genova per raccontarci una storia suggestiva, e lo fa da par suo, con tanto di fotografia veramente azzeccata…

In fondo a via Orefici, siamo a Genova, si apre allo sguardo del passante una splendida piazza, detta di Banchi, per il fatto che qui, anticamente, i cambiavalute svolgevano la loro opera. La Chiesa di San Pietro in Banchi ha avuto una vita piuttosto movimentata, potremmo quasi dire che ha vissuto più vite.

Venne eretta attorno all’804, ed era detta di San Pietro della Porta. Sorgeva lungo le mura, accanto all’omonima Porta, lungo l’asse nord-sud e non est-ovest come oggi, ed era più vicina all’odierno archivolto delle Cinque Lampadi. Recenti indagini archeologiche hanno riportato alla luce nella vicina Piazza de Marini, che sorge dietro l’odierna abside,  antichi moli cittadini: ciò significa che la prima Chiesa di San Pietro in Banchi aveva la sua facciata rivolta a sud, a pochi passi dal mare.

Nel 1398 un rovinoso incendio, avvenuto durante uno scontro cittadino tra guelfi e ghibellini,  segnò l’inizio del suo declino. Oramai in rovina, venne demolita e al suo posto venne eretto un palazzo dalla nobile famiglia dei Lomellini. Nel 1579, a seguito del Voto dei Genovesi durante la terribile pestilenza, il Senato della Repubblica decise di ricostruire l’antica chiesa.

La particolarità di questo progetto è nella sua struttura: invece di demolire del tutto il palazzo Lomellini che ivi sorgeva, si decise di risparmiare il piano terreno dove furono sistemate alcune botteghe. La nuova chiesa venne innalzata quindi al piano superiore, e proprio la vendita e la locazione delle botteghe del piano stradale permisero di finanziare il suo completamento. E se a qualcuno di voi la cosa farà storcere il naso, ricordando Gesù e le Sua cacciata dei mercanti dal Tempio, ricordate che qui le botteghe non sono nel Tempio, ma sotto di esso!?!

Secondo un’altra interpretazione, si volle costruire la chiesa in posizione sopraelevata rispetto alla piazza per separare il sacro dal profano. Sulla bella scala di marmo che conduce all’ingresso di San Pietro, alla fine del diciassettesimo secolo, fu pugnalato a morte il musicista Alessandro Stradella. La sua triste fine è l’epilogo di una sua infelice scelta: quella di innamorarsi di una donna, già amante di un nobile veneziano. Quest’ultimo aveva ingaggiato Stradella per impartire alla giovane lezioni di musica. Il compositore e la ragazza divennero ben presto amanti e quando la relazione fu scoperta furono costretti a scappare dalla laguna veneta. Il nobile veneziano, colpito nell’orgoglio, assoldò due sicari per ammazzarli ma la loro missione fallì. Stradella si rifugiò a Genova, dove scrisse e compose opere e cantate, ma purtroppo una sera del 1682, il 28 febbraio, venne raggiunto da un sicario del veneziano che sulla scalinata della Chiesa di San Pietro in Banchi mise fine alla sua vita.

Per altri, invece, la sua morte fu, per così dire, ordita, dalla famiglia dei Lomellini, contraria al fatto che una donna appartenente alla famiglia fosse l’amante di un musico. Qualunque sia la verità sulla morte del compositore, una leggenda circonda questo luogo: da quel triste giorno del diciassettesimo secolo, in certe sere, c’è chi giura di udire in sottofondo struggenti note nell’aria, quasi un lamento in musica. Che sia Stradella…

Prospero Roveraro

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Stefano Pezzini
Vecchio cronista alla Stampa, mai saggio...