Una chiesa, due storie o, meglio, due ricostruzioni storiche divergenti. È Sant’Anna ai Monti di Alassio, sulla stra Julia Augusta che, da sola, meriterebbe una passeggiata per i suoi panorami e i suoi reperti storici e ambientali. Wikipedia, e altre fonti, sostengono che la chiesa sia stata la prima parrocchiale di Alassio, gli studiosi del FAI smentiscono questa ipotesi. Noi, per par conditio, riportiamo entrambe le ipotesi perché poi, alla fine, entrambe condividono un punto: la chiesetta è abbandonata, sarebbe necessario valorizzarla maggiormente. Ma forse queste parole le avete già sentite…
Successivamente abbandonata e ridotta ad un rudere, fu negli anni 1968-1970 interessata ad un accurato restauro che permise l’apertura della chiesa ai fedeli. In occasione dei lavori restaurativi sono stati rinvenuti affreschi, databili al XV secolo, tra cui il più esteso è posizionato sulla parete sinistra del porticato; l’affresco raffigura il Cristo Pantocratore racchiuso in una mandorla insieme ad una folla di beati e a destra l’Angelo della salvezza. Un altro frammento raffigura il volto di sant’Anna.
Oggi l’edificio, di proprietà privata, risulta in stato di abbandono e degrado.
Ipotesi degli studiosi del FAI
La notizia che sia stata la prima parrocchia di Alassio non ha nessun fondamento storico. E’ stata creata volutamente agli inizi del Seicento dalla diplomazia alassina per dimostrare che i confini del territorio di Alassio andavano al di là di capo Santa Croce. Alcuni storici del Novecento, purtroppo, hanno dato credito a questa voce. Nei testamenti, anche più antichi, non risulta nessuna richiesta di essere sepolti presso Sant’Anna; e sappiamo che il diritto di sepoltura è riservato alle chiese importanti e matrici, per Alassio a S. Ambrogio. Nel 1457 Bartolomeo Godario vuole essere sepolto nella chiesa di S. Ambrogio e lascia alcuni soldi anche alla chiesa di S. Anna e a tutte le chiese della baia. Allo stesso modo si comporta nel 1508 Lazarino Giraudo che nell’elenco dei suoi lasciti, estesi a tutti gli edifici religiosi, ricorda anche i massari di S. Anna, amministratori dei beni della chiesa.
Ma il documento che chiarisce il ruolo di S. Anna risale al 1475, quando Carlo Domenico del Carretto, abate del monastero di S. Maria e di S. Martino della Gallinaria, per mezzo di un suo delegato, assegna a Luca Regesta terziario di S. Francesco il possesso della chiesa o oratorio. Quindi S. Anna non è centro di culto, è affidata semplicemente in amministrazione con i beni ad essa pertinenti.
Gli affreschi nel suo interno sono stati interpretati come la versione visiva delle vicende sentimentali di Aleramo e Adelasia e quindi antichissimi. Sono, invece, sicuramente recenti, perché la leggenda sui due illustri personaggi può essere sorta nell’Ottocento o nel Novecento, non prima.
Vecchio cronista alla Stampa, mai saggio…