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Savona, Cecilia Strada racconta “La guerra tra di noi”

Cecilia Strada, figlia di Gino, fondatore di Emercency, presenta il suo ultimo libro “La guerra tra noi” mercoledì 6 dicembre alle 18 alla libreria Feltrinelli point di Savona.

L’autrice

Figlia di Gino Strada e di Teresa Sarti Strada, Cecilia Strada si è laureata in sociologia ed è stata presidente dell’organizzazione non governativa Emergency a 30 anni, dal 21 dicembre 2009, in seguito alla morte della madre, al luglio 2017. Impegnata a livello internazionale, segue le attività dei vari ospedali dell’organizzazione e ne cura i rapporti a livello locale, oltre a testimoniare come giornalista e sui media la sua esperienza. Sostiene la necessità di una modifica dei rapporti internazionali e il bisogno di legare la rete dei rapporti commerciali col rispetto dei diritti umani.

La guerra tra noi

“Sul molo c’è un uomo in pantaloni scuri, panciotto e cravattino. Ci corre incontro sorridendo. È molto orgoglioso del suo completo elegante. Ha tre anni, forse quattro.” Prima di sbarcare, in Sicilia, insieme ad altre trecento persone, si è cambiato d’abito. Lo fanno in tanti, racconta Cecilia Strada: si mettono il vestito buono “per presentarsi nel modo migliore alla fine del viaggio, al Paese che li accoglie.” Facce come questa l’autrice però le ha già incontrate “a casa loro”, in Afghanistan, in Sudan, in Iraq; ha visto troppe ferite per non immaginare il peggio dietro gli occhi persi nel vuoto di donne e uomini sopravvissuti a malapena sulle navi di soccorso. Tutta l’informazione parla di emergenza migranti, ma a che serve dare la colpa del nostro impoverimento a chi fugge dalle bombe o dalla miseria? Dalla lunga estate del G8 di Genova e delle Torri gemelle sono passati oltre quindici anni di guerra. Oggi guardiamo a Parigi, a Londra, a Barcellona, e siamo tutti più terrorizzati, nonostante l’impegno e i soldi investiti per la nostra sicurezza. Che cosa è andato storto? Cecilia Strada cerca le risposte nelle storie che lei stessa ha vissuto in prima in persona. Ne uccide più la guerra o la corruzione, in Afghanistan come in Italia? Che cosa collega le nostre tasse a un vigile urbano in Afghanistan che viene ricoverato sette volte per ferite da arma da fuoco? Chi ci guadagna a testare nuove armi in terra sarda e quanto invece costa ai cittadini che pagano il conto in salute? Infine, cos’è la sicurezza che desideriamo tutti, italiani e iracheni? La si potrà ottenere con altra guerra? Ed è ragionevole immaginare che il sistema della guerra possa essere mutato proprio da coloro che ne traggono vantaggio?

 

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Stefano Pezzini
Vecchio cronista alla Stampa, mai saggio...