Una bella storia racconta la Finale Ligure di un tempo che fu e ringrazio l’amico Luca Battaglieri perchè è davvero una poesia
Erano i primi anni ‘70, nel Porto di Finale Ligure.
A ridosso del molo c’era una piccola laguna, uno stretto braccio di mare contenuto da una muraglia, dove l’acqua si alzava e abbassava tranquilla, al ritmo delle onde.
Nel basso fondale pieno di massi, s’era formata una ricca vegetazione marina, dove, qui e là, guizzavano pesciolini d’argento, occhieggiavano ricci, patelle, conchiglie d’ogni tipo.
Una rivincita della natura, solo provvisoria, perché alcuni anni dopo, ripresi i lavori, quel ben di Dio venne ricoperto da una colata di cemento, per far posto alla banchina definitiva.
All’inizio di un’estate, Ninetto, undici anni, mio amico, era sceso su quegli scogli coperti d’alghe, da aborrire per il viscidume.
Infilò una mano nell’acqua. Nemmeno il tempo di chiedersi il motivo, che alzò il braccio in aria, trionfante, con un enorme polpo in mano. La lotta per finirlo durò alcuni minuti, le ventose gli lasciarono il braccio pieno di bugne.
Ferite di guerra, che le ragazzine ammirarono, sognando d’annegare negli occhi azzurri del bel Ninetto, quegli stessi occhi che si chiusero per sempre, anni dopo, allo scoglio dei Pagliai, durante una banale immersione in apnea.
Fu così che Ninetto rimase per sempre il ragazzo di allora.
Ninetto era Ernesto Allegri, detto Ninetto. Era il figlio del notaio Allegri, nipote del Comandante Ascenso. “Ninetto – come racconta Luca Battaglieri – era il più bello di tutti noi e il Signore per questo lo ha voluto troppo presto accanto a sé”.
Foto di “Paesi online”