Gino Rapa, professore di greco e latino, pensionato (ma di fare l’Umarell non ci pensa proprio), è un amico di vecchia (purtroppo, vista l’età di entrambi) data. Ricordo ancora con affetto quando, ancora in cattedra, mi chiamava per parlare ai suoi studenti del mestiere di giornalista. E visto che alcuni di loro questa carriera l’hanno seguita (alcuni con successo), credo di avere dato il mio contributo, almeno per la parte passionale di questo mestiere. Gino, che da “nonUmarell” ha rilanciato i Fieui di Caruggi in una sfera “popolarintellettuale” oggi è diventato, suo malgrado, scrittore, divulgatore del senso delle parole. Una cosa ottima, direi, perchè, citando Moretti, “chi parla male, pensa male”. E vogliamo aggiungere “La manomissione delle parole” di GianEnrico Carofiglio? Torniamo al libro di Gino, che, con un azzardo ha intitolato “Testa di Repa”.
Gino, da professore e agitatore culturale a scrittore è un oplà…
“Le cose più belle nascono per caso. E probabilmente è proprio così. Mai avrei pensato di pubblicare un libro sull’etimologia delle parole, sull’origine dei modi di dire, sulle curiosità linguistiche. Ne esistono a decine. Spesso scopiazzati gli uni dagli altri, inevitabilmente. C’è voluto il lockdown, anzi il confinamento o clausura per dirlo nella nostra lingua. E facebook-faccia libro è stato determinante. Nelle lunghe permanenze domestiche, imposteci dal covid lo scorso anno, è nata l’idea di riprendere una vecchia abitudine dei tempi dell’insegnamento e così ho cominciato, per me e per gli altri, a ricordare che il latino e il greco, cui avevo dedicato e continuo a dedicare tanti anni della mia vita, non sono poi lingue davvero morte come molti sostengono”.
Greco e Latino, quindi, sono lingue vive e lottano assieme a noi…
“Magari un po’ malate, per trascuratezza, ma ancora vigorose e ben presenti nella nostra vita quotidiana. Lo stupore dei lettori nello scoprire che vocaboli comunissimi hanno una storia, che parole apparentemente banali o ritenute straniere affondano le radici nella mitologia e nell’antichità è stato determinante. E dopo lo stupore l’entusiasmo, la partecipazione. Si è formata in brevissimo tempo una sorta di classe virtuale di centinaia di persone che, in alcuni momenti, hanno superato addirittura il migliaio. Mi sono davvero sentito un PAD, professore a distanza! Tra gli allievi della prima ora Fiorella Mannoia, a me molto cara da quando, nel 2015, con i Fieui di caruggi e Antonio Ricci le consegnammo il Premio Fionda di legno. Fu lei durante una telefonata a spingermi a continuare in quello che definiva un po’ scherzosamente “un lavoro socialmente utile”.
Vabbè, Fiorella Mannoia, Antonio Ricci, parliamo di personaggi, intellettuali e artisti di rilievo. Tu hai un pubblico trasversale, fatto non solo di persone che hanno frequentato il Liceo Classico, a cominciare da me che sono stato un liceale dello scientifico, serie B, all’epoca…
“Non è così, furono i lettori e gli ascoltatori ( da facebook le lezioncine erano approdate anche in radio) a chiedere un libro. Ed ecco Testa di Rapa, disponibile tra pochi giorni, con la prefazione proprio di Fiorella Mannoia e con la copertina disegnata dal grande Mauro Moretti. Il titolo è stato suggerito dall’amico Franco Fasano e non poteva essercene un altro. Durante la correzione delle bozze (qualcosa sarà sicuramente sfuggito) ho riletto più volte ciò che avevo scritto e, immodestamente, penso possa essere per tutti una lettura piacevole e utile. Non è un trattato, non è un saggio. E’ un libriccino che conduce in un viaggio tra le parole, alla scoperta di novità, ma facendo anche ritrovare qualcosa di dimenticato, almeno in apparenza. Un viaggio che potrebbe anche continuare se i lettori lo vorranno. Un grazie a Diego Delfino (Edizioni del Delfino Moro) perchè oggi pubblicare un libro è una scelta coraggiosa e rischiosa, al grafico-amico Marco Garofalo che ha sopportato con una calma straordinaria le mie accelerazioni e al tipografo Lorenzo Ciuni per avere trasformato in carta (ben) stampata sogni e idee. Infine una nota importante. Il mio impegno in questa avventura è totalmente gratuito e, grazie alla sensibilità dell’Editore, una parte dei proventi aiuterà a fornire materiale sanitario al TIN, reparto di Terapia Intensiva Neonatale dell’ Ospedale Pediatrico Gaslini di Genova. Lì infatti è nato due anni fa il mio nipotino Giovanni, al quale il libro è dedicato, con l’augurio e la speranza che comprenda in fretta l’importanza e il peso delle parole”.
Gino, devo farti una confessione: in quel reparto del Gaslini, tanti anni fa, 1994, mio figlio Gianluigi “sostò”, nato di 6 mesi, per 3 mesi. Se oggi ho un figlio di grande caratura, intellettuale e morale è anche grazie a loro. Il tuo gesto, Gino, è ammirevole, acquisterò il tuo libro non solo per curiosità, ma anche per solidarietà.
La presentazione ufficiale avverrà domenica 28 novembre alle 17 all’Auditorium San Carlo.
Vecchio cronista alla Stampa, mai saggio…