Un Vermut antico e ligustico, artigianale, antico, un po’ barocco se vogliamo. Folle idea, avrebbe detto in musica Patty Pravo, ma alla fine diventata realtà: Moscatello di Taggia in versione Vemut!, follia allo stato puro, se non fosse per chi lo ha firmato, Eros Mammoliti, patron dell’omonima cantina in Valle Armea, l’uomo che, assieme ad un piccolo gruppo di appassionati colleghi viticoltori e alla consulenza dello storico Alessandro Carassale, ha “riportato in vita” il Moscatello di Taggia, vino dei papi.
Ora se è ne inventata un’altra: il Vermut Bianco Mammoliti con a base, manco a dirlo, il Moscatello di Taggia. L’ho assaggiato (mi è arrivato, gradito ed inaspettato nei giorni scorsi), dopo averlo studiato (chiuso, giuro) nella bottiglia, per il colore (un giallo paglierino, ma un paglierino da fieno, non da pula), poi, dopo averla aperta, per i profumi, Alpi Liguri, macchia mediterranea, corbezzolo e mirto (quello ligustico, non quello sardo, per intenderci), genziana, ma anche spezie che sbarcano tra i porti di Genova e Imperia, pepe, noce di moscata, chiodi di garofano, chinino (quanto lo amo nell’acqua tonica da mescolare col gin…). Non so quanto di quanti aromi citati siano nel vermut di Eros, so quale sensazione mi ha dato, fumando (lo so, sono politicamente scorretto, chi non fuma continui a non farlo) un Maremmano, sigaro di grande rusticità, siano in quella bottiglia, credo tutti, ma non solo. Il dibattito è aperto, in attesa che Eros, se vuole, racconti in maniera definitiva la sua versione…
Vecchio cronista alla Stampa, mai saggio…